Lusciano. Resta dietro le sbarre Nicola Gargiulo, 58 anni, conosciuto negli ambienti criminali come ‘Capitone’. La decisione è arrivata dalla quinta sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Alfredo Guardiano, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo, ritenuto uno dei punti di riferimento storici della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.
La Suprema Corte ha confermato quanto già stabilito dal Tribunale del Riesame di Napoli, che a sua volta aveva convalidato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip partenopeo per associazione mafiosa. Secondo le indagini, Gargiulo avrebbe gestito per conto del gruppo camorristico le attività estorsive nell’area di influenza compresa tra Parete e Lusciano.
A incastrarlo, le testimonianze convergenti di due collaboratori di giustizia, Antonio Lanza e Vincenzo D’Angelo. Entrambi hanno indicato in ‘Capitone’ il nuovo reggente del clan dal 2022, nomina che sarebbe arrivata direttamente da Gianluca Bidognetti, figlio del boss storico ‘Cicciotto ’e mezzanotte’, attualmente detenuto al 41 bis. Il cambio di leadership avrebbe segnato l’estromissione del precedente referente, Giosuè Fioretto.
La difesa di Gargiulo aveva contestato la solidità del quadro accusatorio, sostenendo che le dichiarazioni dei collaboratori fossero prive di riscontri esterni e si basassero su ricostruzioni contraddittorie. Secondo il legale, il Riesame non avrebbe considerato in modo adeguato la mancanza di elementi oggettivi a sostegno delle accuse.
Ma per la Cassazione, le parole dei due pentiti risultano “coerenti, circostanziate e convergenti”, tali da confermare l’esistenza di un’investitura effettiva di Gargiulo come nuovo referente del gruppo Bidognetti. I giudici hanno inoltre ritenuto che le informazioni fornite fossero corredate da dettagli verificabili e quindi idonee a conferire credibilità alla ricostruzione degli inquirenti.
Con questa pronuncia, ‘Capitone’ resta in carcere, considerato ancora oggi una figura centrale nelle dinamiche interne della storica organizzazione criminale casalese, in particolare nei comuni del litorale domizio e dell’agro aversano.