Ucciso dal colpo esploso dall’amico, scontro sulla nuova perizia

TEANO. Nel processo per la morte di Francesca Compagnone, la 28enne di Teano uccisa da un colpo di fucile il 26 ottobre 2022 nella sua abitazione a Riardo, si accende il confronto tra consulenti. In aula il perito nominato dalla difesa di Ciprian Vicol, imputato per omicidio volontario aggravato, ha presentato una nuova lettura della dinamica dello sparo, subito contestata dai pubblici ministeri.

La versione del consulente della difesa

L’esperto in antropologia forense e balistica ha sostenuto che l’imputato non avrebbe sparato a ridosso della porta d’ingresso della camera, ma da una posizione diversa, al centro del lato destro del letto, con le spalle rivolte verso la porta. Una ricostruzione basata sul rinvenimento del bossolo e sulla disposizione delle tracce ematiche sul muro.
Secondo il consulente, il lampadario in tessuto presente in stanza, rimasto privo di macchie, costituirebbe un ulteriore indizio a sostegno della sua ipotesi.

Il perito ha inoltre evidenziato che il colpo sarebbe partito dal basso verso l’alto, analizzando la distribuzione dei pallini sul cranio della giovane. Una dinamica incompatibile – a suo dire – con l’idea di uno sparo parallelo al suolo. La direzione dell’impatto, ha spiegato, proverrebbe dall’onda d’urto interna al cranio.

Impugnatura e rinculo

Nella relazione è stata presa in esame anche la tipologia di arma, un fucile Benelli M1 S90. Il perito ha affermato che il rinculo ridotto e la particolare ergonomia dell’arma avrebbero potuto generare un colpo accidentale, spiegando così la debolezza della presa al momento dello sparo.

Il controesame del sostituto procuratore Nicola Camerlingo ha però messo in discussione la tesi della difesa. Dai filmati balistici presentati dall’accusa emergerebbe che con un’impugnatura troppo debole il bossolo non sarebbe stato espulso, circostanza in contrasto con quanto accaduto nella realtà.

Un caso giudiziario complesso

Il procedimento contro Ciprian Vicol ha vissuto un iter giudiziario tortuoso. In un primo momento il gip aveva ipotizzato l’omicidio colposo, parlando di tragico incidente. Ma dopo i ricorsi e l’intervento della Cassazione, il fatto è stato riqualificato come omicidio volontario, portando all’applicazione della misura cautelare.

La sera della tragedia, Francesca e Vicol erano rientrati nella villetta di famiglia dopo una serata trascorsa insieme. In una stanza erano stati appoggiati tre fucili regolarmente detenuti dal padre della vittima. Uno di questi, imbracciato dal giovane, esplose il colpo fatale che raggiunse Francesca al volto. I sanitari giunti sul posto non poterono fare altro che constatare il decesso.

In aula, accanto ai familiari della vittima assistiti dagli avvocati Vincenzo Cortellessa e Leopoldo Zanni, è presente la difesa dell’imputato con l’avvocato Ferdinando Trasacco. Il processo riprenderà a fine ottobre con la prosecuzione del controesame del perito della difesa.

Un click e sei sempre informato! Iscriviti al nostro canale WhatsApp per ricevere le news più importanti. Premi qui ed entra!

Exit mobile version