MARCIANISE/CAIVANO/ORTA DI ATELLA/AVERSA/TEVEROLA. Un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Marcianise ha portato questa mattina all’esecuzione di cinque misure cautelari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura della Repubblica. Tre persone sono state condotte in carcere, mentre due indagati sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari. In carcere sono finiti: Nicola Pota classe 1979 di Teverola, Giuseppe Vitale classe 1997 e Roberto Dell’Annunziata 1987, entrambi di Caivano. Ai domiciliari Francesco Chiacchio 1991 e Vittorio Pio Contiello, entrambi caivanesi.
Il provvedimento rappresenta l’esito di un’articolata attività investigativa avviata nell’aprile 2024 e coordinata dalla Procura, che ha coinvolto la Sezione Operativa, agli ordini del capitano D’Ambrosio, afferente alla Compagnia Carabinieri di Marcianise, guidata dal capitano Petruccelli. Le indagini sono scaturite da una rapina avvenuta in pieno giorno nel centro cittadino, ai danni dei titolari di una nota gioielleria.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il gruppo criminale aveva agito con un piano studiato nei minimi dettagli. Raggiunto l’obiettivo a bordo di un’auto con targhe rubate e travisati con maschere integrali in silicone, gli indagati avrebbero fatto irruzione armati di pistole e fucili, costringendo le vittime a consegnare gioielli e denaro. Il bottino complessivo di quell’azione è stato stimato in circa 63.000 euro, tra preziosi e incasso giornaliero.
Le modalità dell’assalto hanno destato particolare allarme sociale, non solo per l’uso delle armi ma anche per la spregiudicatezza con cui il colpo è stato portato a termine in una zona affollata.
L’attività investigativa, sviluppata nei mesi successivi, ha permesso di ricostruire il “modus operandi” della banda, che avrebbe replicato le stesse modalità anche in altre occasioni. Tra i casi emersi, vi è una tentata rapina ai danni di un autonoleggio nella provincia di Napoli, dove i malviventi avrebbero utilizzato il medesimo schema: auto rubate, targhe clonate e travisamenti in silicone, con l’uso di armi da fuoco per intimidire le vittime.
Gli episodi, secondo gli inquirenti, evidenziano una chiara organizzazione criminale capace di muoversi tra diverse aree della Campania – come Caivano, Arzano, Orta di Atella, Aversa e Napoli Secondigliano – e persino fino a Fondi, in provincia di Latina.
I cinque indagati sono accusati, a vario titolo, di concorso in rapina e tentata rapina aggravate, furto aggravato, ricettazione, nonché detenzione e porto abusivo di armi. Tre di loro sono stati associati alle case circondariali competenti, mentre due resteranno ai domiciliari in attesa degli sviluppi processuali.
È bene sottolineare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. Ciò significa che gli indagati devono essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva. La misura cautelare, infatti, è stata emessa in assenza di contraddittorio e sarà il giudice del processo a valutare nel merito le eventuali responsabilità.
L’operazione rappresenta comunque un segnale forte nella lotta ai reati predatori che da anni preoccupano i cittadini e i commercianti del territorio. Le modalità violente e organizzate con cui sarebbero stati messi a segno i colpi – tra travisamenti sofisticati e uso di armi da fuoco – confermano l’esistenza di gruppi specializzati, capaci di spostarsi rapidamente tra province diverse per colpire obiettivi sensibili.
Il lavoro dei Carabinieri, coordinato dalla Procura, ha così permesso di fare luce su episodi che avevano destato grande preoccupazione e di interrompere un presunto disegno criminale che avrebbe potuto avere ulteriori sviluppi.