Caserta/Casagiove. “Non si può morire così. Le istituzioni non possono essere indifferenti”. È l’appello lanciato dal Centro Sociale Ex Canapificio di Caserta, che prende posizione sulla morte di Sylla Mamadou Khadialy, 35 anni, originario del Senegal, deceduto poche ore dopo essere stato fermato dalla polizia.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo, che viveva a Caserta da oltre sette anni, nella mattinata di giovedì avrebbe colpito un passante alla stazione ferroviaria e poco dopo una donna. “Subito si è alzato il vento dell’intolleranza di fronte a un episodio insolito e inatteso: lo conosciamo bene, non era quello il suo temperamento. Aveva bisogno di cure immediate”, spiegano dall’Ex Canapificio. Fermato dagli agenti della Polfer, è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta e successivamente ricondotto negli uffici della polizia ferroviaria. Qui sarebbe intervenuto nuovamente il 118, prima del trasferimento al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è sopraggiunta la morte.
La Procura ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia per chiarire le cause del decesso. “Che si stabilisca la catena di responsabilità che ha portato alla morte di Sylla. Se ci fosse stata un’altra persona al posto di Sylla, come sarebbe andata? Tutto quello che sappiamo è che è stato più volte sedato, che era in salute”, continuano gli attivisti. “Gli ospedali, i luoghi delle forze dell’ordine e le carceri non possono essere opachi. Non si può accettare il silenzio. Non ci fermeremo fin quando non sarà emersa la verità e sarà fatta giustizia”.
Chi lo conosceva racconta che “Sylla Mamadou è arrivato a Caserta oltre 7 anni fa, è stato accolto nel progetto Sprar che gestivamo e che oggi non esiste più, la cui assenza pesa ogni giorno come un macigno in una città che sembra non avere più gli strumenti per prendersi cura di chi soffre – si legge ancora nella nota – Era autista Piedibus, abbiamo accompagnato i bambini a scuola a piedi, abbiamo sostenuto il sogno di diventare sarto e fino a due giorni fa lavorava nella sartoria della prestigiosa azienda Isaia. Era residente a Casagiove. Ogni domenica giocava a calcio nei prati della S. Gobain. Era uno degli attivisti del Movimento dei Migranti che ha dato vita alla manifestazione del 24 Maggio “Siamo Umani””.