SANT’ANTIMO. Un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli Nord, condotta insieme al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, ha portato alla chiusura delle indagini preliminari su un caso che scuote il mondo della scuola. Al centro dell’indagine un istituto paritario di Sant’Antimo, dove sarebbero stati rilasciati diplomi di scuola superiore in maniera irregolare.
Gli avvisi di conclusione delle indagini riguardano un dirigente scolastico, un vice preside, diversi docenti e anche numerosi studenti. Le accuse sono gravi: falso ideologico in concorso per aver certificato la frequenza scolastica di studenti che, in realtà, non erano mai presenti in aula.
L’inchiesta nasce da un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e la Guardia di Finanza, volto a prevenire fenomeni di corruzione e irregolarità nel sistema scolastico. A eseguire le verifiche sono stati i finanzieri del Gruppo di Frattamaggiore, che hanno incrociato registri e dati di localizzazione.
Dai controlli è emerso che alcuni maturandi, formalmente registrati come presenti alle lezioni, si trovavano in realtà in città lontane come Milano e Bologna, o addirittura in prossimità del Brennero. Nonostante ciò, hanno potuto sostenere l’esame di Stato e, in alcuni casi, hanno persino conseguito votazioni superiori a 70/100.
Secondo gli inquirenti, dietro la vicenda ci sarebbe un meccanismo ben rodato: le famiglie pagavano rette elevate all’istituto e in cambio ricevevano la garanzia di un diploma, anche senza rispettare i requisiti minimi di frequenza.
La Procura, guidata dalla dott.ssa Anna Macchetta, ha contestato agli indagati il reato di falso ideologico. Ora si attende l’eventuale rinvio a giudizio, che potrebbe aprire un processo destinato a fare scuola – è il caso di dirlo – sul fronte della lotta alla compravendita di titoli di studio.