Fatture false, 2 imprenditori nei guai: confisca pure sul Golfo

AVERSA/CASERTA. Confermata anche la confisca di un immobile a Riccò del Golfo di Spezia. Il processo che vedeva imputati due imprenditori campani si è chiuso con una sentenza definitiva della Corte di Cassazione. Antonio Della Gatta, 45 anni, originario di Aversa, e Giuseppe Maisto, 51 anni, di Caserta, non hanno ottenuto l’accoglimento dei loro ricorsi: le condanne inflitte nei precedenti gradi di giudizio diventano quindi irrevocabili.

Il sistema delle fatture gonfiate

Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, i due avrebbero costruito un meccanismo fraudolento basato su fatture relative a lavori mai eseguiti. Attraverso le società Gruppo Dega e Dega Costruzioni, venivano registrati costi fittizi con lo scopo di abbattere le tasse dovute. Le somme pagate con bonifici rientravano poi in contanti o venivano convertite in assegni.

Le prime condanne

Il procedimento era partito dal Tribunale di Napoli Nord, che nel giugno 2020 aveva stabilito tre anni e sei mesi di reclusione per Della Gatta e due anni e sette mesi per Maisto, disponendo anche la confisca di un appartamento in Liguria. Successivamente, in appello (ottobre 2024), la pena di Maisto era stata ridotta a due anni e quattro mesi per effetto della prescrizione di un capo d’accusa, mentre per Della Gatta era stata eliminata l’interdizione dai pubblici uffici.

Le accuse contestate

Ai due imprenditori erano attribuiti diversi episodi di dichiarazioni fraudolente e l’emissione di documenti falsi. I giudici hanno rilevato che la documentazione prodotta non presentava contratti né riscontri concreti. La Dega Costruzioni, in particolare, era priva di mezzi e personale: tre soli dipendenti part-time per giustificare un fatturato milionario. Un quadro che ha portato i magistrati a ritenere la società di Maisto una sorta di “schermo” usato da Della Gatta per ridurre le imposte del Gruppo Dega.

Il nodo della confisca

Uno degli aspetti più rilevanti della vicenda riguarda l’immobile di Riccò del Golfo di Spezia. Benché intestato formalmente alla moglie di Della Gatta, l’acquisto era stato effettuato con un bonifico partito dal conto personale dell’imputato verso la società Carlo Agnese spa, committente di lavori del gruppo. Per i giudici, l’abitazione era quindi di fatto nella sua disponibilità e poteva essere confiscata come profitto illecito.

L’ultimo verdetto

La difesa aveva provato a ridimensionare le accuse parlando di semplice sovrafatturazione e contestando la sproporzione tra il valore della confisca e il debito erariale (circa 89mila euro). La Cassazione ha respinto ogni rilievo, confermando sia le pene che la confisca.

Oltre alla condanna definitiva, i due dovranno corrispondere 3.000 euro ciascuno alla Cassa delle ammende e farsi carico delle spese processuali. La Suprema Corte ha così certificato in via definitiva l’esistenza di un disegno fraudolento volto a eludere il fisco.

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