False fatture, giro milionario: 35 indagati. I NOMI

CASAL DI PRINCIPE/SANTA MARIA CAPUA VETERE. È stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari a 35 persone coinvolte in una maxi-inchiesta sul riciclaggio e l’autoriciclaggio di denaro tramite un articolato sistema di false fatture. Tra i nomi figurano Cipriano Barbato, Franco Cristiano, Giovanni Serao, Salvatore Folmi, Bartolomeo Diana, Luigi Russo, Angelo Vitale, Ernesto Del Villano, Giuseppe Piccolo, Giuseppe D’Angelo, Giovanni Battista Lapolla, Regina Claudia Dos Santos, Lucio, Domenico e Noè Cacciapuoti, Alberto Giardullo, Giovanni e Aurelio Esposito, Marco Pannullo, Carmine Del Mastro, Pasquale Amodio, Irfan Ljaqat, Giovanni Fabozzi, Mohammad Sabir, Afrim Daka, Hassan Raza, Andrea Licata, Patrizia Frasca, Antonio Pannullo, Silvio Cristiano, Matilde Ciccarelli, Claudio Foschi, Carmelinda Bilardo, Raffaella Manzo e Vincenzo Di Caterino. Gli indagati sono di Casal di Principe, Villa di Briano, San Cipriano d’Aversa, Santa Maria Capua Vetere e del Bolognese.

Il pubblico ministero Flavio Lazzarini, in servizio presso la Procura di Bologna, si prepara a richiedere il rinvio a giudizio. L’inchiesta, condotta congiuntamente da Guardia di Finanza e Polizia Postale, ha svelato un giro di fatture false per circa 24 milioni di euro. Già nei mesi scorsi erano state eseguite 29 misure cautelari – tra cui un arresto in carcere, uno ai domiciliari, dieci obblighi di firma e 24 divieti di esercizio di attività d’impresa o di incarichi sociali – oltre al sequestro preventivo di tre milioni di euro. L’indagine ha interessato diverse province dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e della Campania.

Tutto è partito da una segnalazione di Poste Italiane alla Polizia Postale, che aveva rilevato movimentazioni sospette su un conto appena aperto nel Bolognese. Da lì sono scattati gli approfondimenti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Emilia-Romagna, con il supporto del Servizio Polizia Postale nazionale e della Guardia di Finanza, che hanno ricostruito la rete di società coinvolte.

Il meccanismo era basato su otto imprese fittizie che emettevano fatture verso aziende realmente esistenti, in gran parte del settore edilizio, arrivando a coinvolgere più di cento soggetti economici. Il denaro, ripulito attraverso tali passaggi, rientrava in circolo grazie a contanti forniti da ambienti criminali campani, con una percentuale trattenuta a titolo di compenso. Secondo gli investigatori, il sistema era attivo da almeno cinque anni.

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