Centomila euro in riscatti: trattative nascoste dietro i cavalli di ritorno. I NOMI

CASAL DI PRINCIPE/CAPUA. Non era un gruppo improvvisato, ma una vera macchina organizzata. La rete smantellata dai carabinieri della stazione di Grazzanise operava con ruoli definiti, strategie precise e un unico obiettivo: trasformare i furti d’auto in una fonte di guadagno costante, estorcendo denaro ai legittimi proprietari per restituire i veicoli rubati.

Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, al vertice c’era Luigi Martire, considerato il “regista” delle operazioni. Non partecipava ai furti, ma ne dirigeva l’esito: riceveva le informazioni sugli obiettivi colpiti e avviava la fase più redditizia — la trattativa per la restituzione. A fare da ponte tra l’azione criminale e la fase estorsiva era Andri Spahiu, 25 anni, albanese residente a Capua, ritenuto tra gli esecutori materiali dei furti.

Una volta sottratto il veicolo, Spahiu avvisava Martire, che prendeva in mano i contatti con le vittime. Ma non era solo: al suo fianco operava Giovanni Luigi De Felice, 51enne di Sparanise, incaricato di “gonfiare” le richieste economiche e gestire le pressioni psicologiche sulle vittime per spingerle a pagare rapidamente.

Il sistema, secondo gli inquirenti, ha fruttato oltre 100mila euro in pochi mesi. Le modalità erano sempre le stesse: rubare, far sapere al proprietario di poter riavere l’auto, concordare un incontro e incassare il denaro in contanti.

Il gip Emilio Minio ha disposto quattro misure cautelari: carcere per Spahiu, domiciliari per Martire, obbligo di presentazione per De Felice e obbligo di firma per Arzen Isaku. Indagati a piede libero Salvatore M. e Francesco D..

Tutti sono da ritenersi innocenti fino a eventuale condanna definitiva.

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