Marcianise. Colpito da un’interdittiva antimafia valida su tutto il territorio nazionale, l’imprenditore marcianisano Vincenzo Salzillo, attivo nel settore dei carburanti, torna al centro delle cronache giudiziarie. Già coinvolto in indagini su frodi fiscali, caporalato e vendita di carburante adulterato, Salzillo è ora destinatario di un provvedimento della Prefettura di Milano che ha avuto effetto immediato, avviando la chiusura degli impianti a marchio Ewa e Synergy gestiti dalla società Penta Petroli.
L’ordine di esclusione, trasmesso alle autorità competenti, ha innescato l’intervento dell’Agenzia delle Dogane, impegnata nella serrata di 205 stazioni di servizio sparse in tutta Italia, con il coordinamento delle rispettive sedi regionali. Una misura che smantella l’intera rete commerciale costruita dall’imprenditore, caratterizzata da prezzi al ribasso e da una diffusione capillare sul territorio.
Parallelamente, Salzillo è indagato in una maxi-inchiesta fiscale condotta dalla Guardia di Finanza di Caserta e coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni, che ha portato al sequestro di beni e conti per oltre 112 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, tra il 2018 e il 2021 sarebbe stata messa in atto una complessa “frode carosello” sull’Iva: oltre 600 milioni di litri di carburante sarebbero stati immessi sul mercato tramite società “cartiere” intestate a prestanome, prive di strutture operative, utilizzate per simulare operazioni in esenzione d’imposta.
Il carburante, rivenduto anche alla Penta Petroli, arrivava al pubblico a prezzi imbattibili, causando un danno erariale stimato in più di 112 milioni di euro. Le fatture false supererebbero i 200 milioni di euro e il sistema avrebbe coinvolto almeno cinque società e sette indagati, compreso lo stesso Salzillo.
Se nel provvedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere dello scorso marzo non erano emerse prove di legami diretti con la criminalità organizzata, l’interdittiva antimafia milanese introduce invece nuovi elementi che ipotizzano contatti con ambienti mafiosi, motivando l’esclusione di Salzillo dalla white list e dalle attività economiche pubbliche.
I procedimenti a carico dell’imprenditore proseguono anche a Viterbo, dove è imputato per caporalato e per vendita di carburante contraffatto. Nel primo caso, secondo le indagini della squadra mobile coordinate dal pm Massimiliano Siddi, i lavoratori di otto stazioni Ewa della Tuscia sarebbero stati assunti part-time ma costretti a turni di 12 ore per circa 3 euro l’ora, con un danno stimato in oltre 835.000 euro. Nel secondo procedimento, alcune pompe avrebbero erogato diesel adulterato, provocando danni ai motori di numerosi veicoli. Come dichiarato dall’avvocato Emilio Lopoi, difensore di diversi automobilisti, «il carburante alterato ha causato guasti subito dopo il rifornimento».
Il profilo che emerge è quello di una rete nazionale di distribuzione costruita sull’attrattiva di prezzi bassi, dietro cui si celerebbero evasione fiscale, sfruttamento lavorativo e sospette connessioni criminali.