MARCIANISE. La Suprema Corte respinge il ricorso e rende definitiva la pena a un anno e sei mesi. Dovrà anche versare 3mila euro alla Cassa delle Ammende.
È diventata irrevocabile la condanna inflitta a un imprenditore 58enne di Marcianise per aver sottratto o distrutto la documentazione contabile della sua attività. La Cassazione, con una decisione emessa nelle scorse settimane dalla settima sezione penale presieduta da Alessio Scarcella, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Benevento e poi confermata dalla Corte d’Appello.
L’uomo era stato anche accusato di aver prodotto fatture per operazioni mai avvenute, ma questo capo d’imputazione è stato dichiarato estinto per prescrizione. Restano però in piedi le responsabilità legate alla manomissione dei registri obbligatori.
Nel ricorso, la difesa aveva sostenuto che la presunta eliminazione delle scritture fosse stata dedotta solo dal rinvenimento di alcune fatture presso un terzo soggetto. Una linea difensiva giudicata troppo vaga dai magistrati, che hanno evidenziato come l’irreperibilità della documentazione fosse conseguenza di un’azione deliberata, finalizzata a impedire ogni ricostruzione delle operazioni aziendali.
Per i giudici, la sottrazione materiale dei documenti rappresenta un comportamento idoneo a creare un “rischio effettivo”, confermando così la responsabilità penale dell’imprenditore.
Con la pronuncia di inammissibilità del ricorso, oltre alla pena detentiva, è stato disposto anche il pagamento di una somma pari a 3mila euro da versare alla Cassa delle Ammende.