Casal di Principe. Emergono nuovi inquietanti dettagli dall’ultima ordinanza di custodia cautelare che ha portato a 8 arresti nel filone dell’inchiesta sui Casalesi e il business delle scommesse illegali. Al centro delle indagini le dichiarazioni di Nicola Panaro, ritenuto per anni elemento di spicco della camorra casalese e ora collaboratore di giustizia. I verbali degli interrogatori del 2015, oggi allegati agli atti, squarciano il velo su dinamiche interne, ruoli e affari del clan, con nomi di peso come Nicola Schiavone, Raffaele Letizia, Massimo Russo, Vincenzo Schiavone e Antonio Iovine.
Secondo Panaro, era Schiavone Nicola detto “o’ cecato” a supervisionare in prima persona i conti e gli stipendi destinati agli affiliati, mantenendo intatto un meccanismo di controllo ereditato da suo padre Francesco, il boss Sandokan. I flussi di denaro venivano raccolti famiglia per famiglia e il clan decideva centralmente quanto redistribuire. “Nessuno – ha detto Panaro – poteva decidere da sé le entrate, tutto passava per le riunioni del clan e doveva essere approvato.”
Ma è soprattutto nel settore delle scommesse illegali e dei giochi d’azzardo elettronici che emerge il ruolo di altri personaggi chiave. Panaro e altri collaboratori riferiscono di Carusone, uomo ritenuto contiguo ai Casalesi, che agiva “per conto della famiglia Russo e del fiduciario Letizia Raffaele detto Lello”. Questi ultimi, insieme, si sarebbero spartiti i profitti derivanti dalle estorsioni e dall’imposizione delle “macchinette” nei bar e negli esercizi pubblici.
Letizia, secondo Panaro, era un elemento cardine: “Era stato sempre considerato uomo fedele ai fratelli Russo”, e fino al 2010 avrebbe avuto un ruolo di rilievo nei rapporti tra le varie famiglie. Panaro lo definisce “uno dei riferimenti più forti” per la famiglia Schiavone.
Le dichiarazioni rivelano anche tensioni interne tra gruppi e sottogruppi, lotte per la gestione dei territori, ma soprattutto un’organizzazione criminale solida e ancora attiva fino a pochi anni fa. L’ordinanza rappresenta l’ennesimo colpo al sistema di potere dei Casalesi, ma testimonia anche la lunga e profonda radicazione del clan in settori chiave come il gioco e le estorsioni.