“Quando vedi il giocatore forte, mettilo sulla Snai”: il banco del clan non perdeva mai

CASAL DI PRINCIPE. Un’intercettazione svela la logica dietro il sistema criminale di scommesse costruito dai Russo-Schiavone: «Quando vedi il giocatore forte lo metti sulla Snai, furbamente», diceva Raffaele Letizia al figlio. Un metodo per incanalare solo le vincite sicure nei circuiti legali, lasciando le perdite a carico della rete illegale, evitando così “rischi di impresa” per il clan. «Quando vedi che fanno le puntate alte, buttale sulla Snai, che gliene frega a loro», ribadiva Letizia. Era lui, secondo la DDA di Napoli, l’uomo al vertice della rete criminale capace di generare un giro d’affari occulto da milioni di euro.

Al centro dell’inchiesta anche Pasquale Di Bona, braccio operativo, e Bruno Salzillo, legato alla famiglia Schiavone. Le indagini hanno coinvolto anche Marco e Vittorio Alfiero, Antonio Vaccaro, Vincenzo Vaccaro e Marco Lo Sapio. Pierpaolo Improta è destinatario del divieto di dimora in provincia di Caserta e Napoli.

La struttura messa in piedi gestiva 14 portali clandestini e una rete di agenzie tra Aversa, San Cipriano e Castel Volturno. I titolari ricevevano un compenso fisso pari al 2% delle giocate, mentre il grosso finiva direttamente nelle casse del clan.

In parallelo, un secondo filone ha colpito Ivanhoe Schiavone, rampollo dell’ex capoclan Francesco “Sandokan”, arrestato per riciclaggio, autoriciclaggio ed estorsione. Avrebbe imposto a un affittuario la risoluzione forzata di un contratto su 13 ettari di terreno ereditati da un prestanome del clan, per poter vendere a soggetti già scelti e recuperare fondi.

Nonostante inviti a cambiare vita, Ivanhoe è rimasto fedele alle logiche del clan. Sempre presente a Casal di Principe, ha condiviso con il fratello Emanuele anche gli anni più crudi della faida con i Bidognetti. E ora, il cerchio della giustizia si stringe di nuovo su di lui

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