Al centro dell’inchiesta anche Pasquale Di Bona, braccio operativo, e Bruno Salzillo, legato alla famiglia Schiavone. Le indagini hanno coinvolto anche Marco e Vittorio Alfiero, Antonio Vaccaro, Vincenzo Vaccaro e Marco Lo Sapio. Pierpaolo Improta è destinatario del divieto di dimora in provincia di Caserta e Napoli.
La struttura messa in piedi gestiva 14 portali clandestini e una rete di agenzie tra Aversa, San Cipriano e Castel Volturno. I titolari ricevevano un compenso fisso pari al 2% delle giocate, mentre il grosso finiva direttamente nelle casse del clan.
In parallelo, un secondo filone ha colpito Ivanhoe Schiavone, rampollo dell’ex capoclan Francesco “Sandokan”, arrestato per riciclaggio, autoriciclaggio ed estorsione. Avrebbe imposto a un affittuario la risoluzione forzata di un contratto su 13 ettari di terreno ereditati da un prestanome del clan, per poter vendere a soggetti già scelti e recuperare fondi.
Nonostante inviti a cambiare vita, Ivanhoe è rimasto fedele alle logiche del clan. Sempre presente a Casal di Principe, ha condiviso con il fratello Emanuele anche gli anni più crudi della faida con i Bidognetti. E ora, il cerchio della giustizia si stringe di nuovo su di lui