L’aggiornamento
Emergono i nomi dei destinatari delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse illegali riconducibili al clan dei Casalesi. Il gip di Napoli, Giovanni de Angelis, ha disposto il carcere per Raffaele Letizia (già indicato come promotore del sistema), Marco e Vittorio Alfiero, Pasquale Di Bona, Bruno Salzillo (storico legato a Francesco Schiavone “Sandokan” e vicino al figlio Walter) e Antonio Vaccaro. Ai domiciliari sono finiti invece Vincenzo Vaccaro e Marco Lo Sapio. Per Pierpaolo Improta, il provvedimento è stato il divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta. L’indagine ha svelato un giro d’affari di oltre 9 milioni di euro in appena tre anni, con un doppio canale di scommesse illecite: da un lato 14 siti web non autorizzati, dall’altro slot machine irregolari nei bar di Casal di Principe, Aversa e Castel Volturno.
L’aggironamento
CASAL DI PRINCIPE. Nella mattina del 16 luglio militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di nove soggetti gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, esercizio abusivo di attività di giochi e scommesse e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.
Le indagini svolte hanno permesso di accertare gravi indizi dell’esistenza di un sodalizio dedito alla raccolta abusiva delle scommesse per conto del clan dei Casalesi sia mediante l’installazione in tutto l’agro aversano di apparecchi da gioco di tipo videopoker e slot machine non connessi alla rete informatica dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, sia attraverso l’organizzazione di scommesse clandestine su piattaforme telematiche, parimenti non autorizzate dalla predetta Agenzia.
A capo del sodalizio vi era un elemento di vertice del clan dei Casalesi (fazione Russo-Schiavone) che, come indicato concordemente da vari collaboratori di giustizia e da diversi provvedimenti giudiziari, ha curato per anni per conto del clan la riscossione di varie entrate di denaro (comprese le somme oggetto di estorsione), il versamento delle stesse nella cassa comune, la distribuzione degli stipendi agli affiliati ed il mantenimento dei rapporti con imprenditori e politici vittime del clan o collusi. L’inchiesta coinvolge due famiglie storiche del malaffare e tra i nomi destinatari di misura spiccano Lello Letizia e Pasquale Di Bona mentre Ivanhoe Schiavone, terzogenito del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, è stato arrestato per un’altra inchiesta.
Il predetto soggetto, già condannato in via definitiva per il reato previsto dall’art. 416 bis c.p., è rientrato alla fine del 2021 a Casal di Principe dopo essere stato sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata in un comune laziale e ha riannodato i rapporti—semmai interrotti—con il clan di appartenenza, ricominciando a frequentare uomini legati al clan o comunque pregiudicati e riattivando così una cellula criminale dell’organizzazione.
Il sodalizio ha, quindi, progressivamente ampliato la rete di bar e di altri esercizi commerciali dove poter installare apparecchi e congegni da intrattenimento scollegati dalla rete telematica di ADM, anche avvalendosi di soggetti prestanome. Inoltre, ha esercitato la raccolta abusiva delle scommesse clandestine nell’interesse del clan, utilizzando siti internet dedicati e conti di gioco per gli scommettitori, anche attraverso agenzie autorizzate, ai cui titolari veniva riconosciuta una percentuale sulle scommesse non autorizzate gestite in modo parallelo.
Per sei indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per due gli arresti domiciliari e per un altro il divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione ed i relativi destinatari sono persone sottoposte ad indagini e, quindi, presunti innocenti fino a sentenza definitiva.
Il primo lancio
Casal di Principe. Nuovo colpo della Direzione Distrettuale Antimafia e della Guardia di Finanza di Napoli contro il sistema di scommesse illegali legato alla criminalità organizzata. All’alba di oggi il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di nove persone. Gli indagati sono gravemente sospettati di associazione per delinquere, esercizio abusivo di giochi e scommesse e trasferimento fraudolento di valori, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi.
Le indagini coordinate dalla Procura partenopea hanno fatto emergere un sofisticato sistema parallelo di gestione delle scommesse, con società di comodo e prestanome utilizzati per schermare le reali attività e riciclare denaro di provenienza illecita. Un sistema che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto l’obiettivo di rafforzare il controllo economico e territoriale del clan attraverso attività apparentemente lecite.
Sebbene l’indagine odierna non coinvolga direttamente i capi storici, l’organizzazione criminale affonda le sue radici in un collaudato modello camorristico già ben consolidato nel territorio campano. Dalla cosca Schiavone, per anni regina indiscussa del traffico illecito, fino al gruppo dei “Bidognetti”, passando per le propaggini dei Russo e dei Venosa, il business dei giochi e delle scommesse rappresenta da sempre un asset strategico per il potere criminale, utile a riciclare denaro, influenzare il territorio e sostenere le casse delle famiglie mafiose.
La conferenza stampa di presentazione dell’operazione è in programma alle ore 10.30 presso la Procura di Napoli. Si attendono ulteriori dettagli sui nomi degli arrestati, sulle modalità operative e sui flussi economici intercettati dalle Fiamme Gialle.
L’operazione conferma ancora una volta l’interesse persistente della camorra per il settore del gioco, una zona grigia dove legalità e illegalità si mescolano e dove il crimine organizzato continua a investire per mantenere influenza e potere.