Prestanome morto e pressioni sui terreni: in cella il rampollo del boss

CASAL DI PRINCIPE. Operazione ad alto impatto nelle province di Caserta e Latina: Ivanhoe Schiavone, figlio di Francesco “Sandokan” Schiavone – storico boss del clan dei Casalesi – è finito in carcere con gravi accuse legate al riciclaggio e all’estorsione, aggravate dal metodo mafioso.

L’arresto è scattato questa mattina su disposizione del GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Insieme a Ivanhoe Schiavone, è stato colpito dalla stessa misura anche un altro soggetto: entrambi SONO ritenuti responsabili di aver movimentato denaro illecito riconducibile alla consorteria camorristica casalese.

Secondo gli inquirenti, tra il 2024 e il 2025 i due avrebbero orchestrato una serie di operazioni finanziarie per occultare la provenienza del denaro mafioso. Al centro dell’indagine, due vasti appezzamenti di terreno formalmente intestati a soggetti terzi, ma riconducibili – tramite una fitta rete di intestazioni fittizie – a un esponente di vertice del clan, oggi detenuto.

Alla morte del prestanome, i figli di quest’ultimo avrebbero affittato i terreni a un ignaro terzo soggetto. È proprio contro quest’ultimo che i due arrestati avrebbero esercitato pressioni e minacce per fargli rescindere il contratto e rinunciare al diritto di prelazione, così da rivendere i terreni a persone gradite al clan.

L’inchiesta conferma come i Casalesi, nonostante gli arresti eccellenti, continuino a esercitare un controllo asfissiante sul territorio attraverso nuovi frontmen e meccanismi di riciclaggio evoluti.

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