L’aggiornamento
Emergono i nomi dei destinatari delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sulle scommesse illegali riconducibili al clan dei Casalesi. Il gip di Napoli, Giovanni de Angelis, ha disposto il carcere per Raffaele Letizia (già indicato come promotore del sistema), Marco e Vittorio Alfiero, Pasquale Di Bona, Bruno Salzillo (storico legato a Francesco Schiavone “Sandokan” e vicino al figlio Walter) e Antonio Vaccaro. Ai domiciliari sono finiti invece Vincenzo Vaccaro e Marco Lo Sapio. Per Pierpaolo Improta, il provvedimento è stato il divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta. L’indagine ha svelato un giro d’affari di oltre 9 milioni di euro in appena tre anni, con un doppio canale di scommesse illecite: da un lato 14 siti web non autorizzati, dall’altro slot machine irregolari nei bar di Casal di Principe, Aversa e Castel Volturno.
Il primo lancio
CASAL DI PRINCIPE. Nuovi sviluppi nell’operazione “Doppio Gioco”, così battezzata per il duplice canale di guadagno scoperto dagli inquirenti e attribuito al clan dei Casalesi. Al centro dell’indagine il ras Raffaele Letizia, tornato recentemente a piede libero dopo un periodo di detenzione e libertà vigilata ad Anzio. Rientrato nella sua roccaforte di Casal di Principe, Letizia avrebbe riorganizzato una rete criminale redditizia basata sulle scommesse illegali.
Secondo gli investigatori, il clan operava su due fronti: da una parte 14 siti pirata utilizzati per la raccolta di puntate online, dall’altra una rete di macchinette non collegate alla rete dei Monopoli di Stato, installate in 12 bar tra Casale, Aversa e Castel Volturno. Il sistema, ben rodato, permetteva ai Casalesi di generare profitti milionari eludendo i controlli.
Tra gli arrestati anche il cognato di Letizia, Pasquale Di Bona. Il tenore di vita del ras ha insospettito gli inquirenti: dichiarazioni reddituali irrisorie, a fronte di spese ingenti. La moglie, come documentato dalla Guardia di Finanza, era solita frequentare costosi saloni di bellezza ad Anzio, noti per ospitare volti dello spettacolo.
Il colonnello Paolo Consiglio ha sottolineato come i siti pirata fossero praticamente indistinguibili da quelli ufficiali: «Avevano una veste grafica professionale, identica ai portali legali». A testimonianza della strategia studiata nei minimi dettagli: se un giocatore puntava cifre importanti su eventi con esito prevedibile, veniva dirottato verso i canali ufficiali; in caso contrario, verso i portali illegali, dove le perdite erano più probabili.
«I giocatori erano veri e propri bancomat del clan», ha chiosato Consiglio. Un sistema collaudato che oggi ha ricevuto un duro colpo con l’ennesimo blitz antimafia.