Marcianise. È tornato in libertà Emilio Lasco, uno dei nomi di spicco coinvolti nell’operazione “Spaccio 2.0”, maxi inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli su un presunto giro di narcotraffico legato al clan Belforte. Lasco, difeso dall’avvocato Antimo Iuliano, era finito ai domiciliari dopo la condanna in primo grado a 4 anni di reclusione. Ora, a seguito della rivalutazione del suo quadro cautelare, il gip Luciana Crisci ha disposto la scarcerazione.
Il provvedimento giunge in un contesto delicato, segnato dalle condanne emesse nei mesi scorsi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di numerosi imputati. In particolare, la terza sezione penale, presieduta proprio da Crisci con i giudici Valerio Riello e Luca Vitale, aveva distribuito complessivamente 65 anni di carcere agli indagati. La pena più dura era stata inflitta ad Antonio Russo, condannato a 20 anni. A seguire Mauro Lionello con 10 anni, Lucia Cozzolino con 8 anni e mezzo, e altri ancora. Emilio Lasco era tra i meno colpiti: a fronte di una richiesta del pm antimafia Luigi Landolfi di 17 anni, la corte gli aveva riconosciuto una pena sensibilmente più bassa.
Secondo gli investigatori, il gruppo era attivo tra la Campania e la Lombardia, con una base operativa a Milano, e gestiva un traffico strutturato di stupefacenti. Le modalità operative rispecchiavano quelle di una vera e propria organizzazione criminale, con collegamenti stabili con il clan Belforte di Marcianise. L’indagine aveva portato alla luce anche una serie di episodi riconducibili ad altri reati gravi: estorsione, usura, riciclaggio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e persino tentativi di truffa mediante matrimoni fittizi.
Uno degli episodi emersi nel corso delle indagini riguardava il presunto tentativo di combinare un matrimonio tra un cittadino italiano e una donna straniera, in cambio di denaro, per facilitare l’ottenimento del permesso di soggiorno e, successivamente, della cittadinanza italiana.
La posizione di Emilio Lasco, pur inserita in questo contesto, è stata oggetto di una valutazione distinta: il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto non più attuali le esigenze cautelari che ne avevano giustificato la detenzione domiciliare. Per l’ex imputato eccellente, dunque, si aprono ora nuovi scenari in attesa dei successivi gradi di giudizio.
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