MADDALONI/CASERTA/SANTA MARIA CAPUA VETERE. Un giro d’affari illecito da oltre due milioni di euro è stato scoperto dagli investigatori nell’ambito di una vasta operazione condotta da Guardia di Finanza e Polizia di Stato. A finire nel mirino un avvocato, ritenuto l’ideatore e principale regista di una rete criminale specializzata nella simulazione di incidenti stradali. Durante le perquisizioni, effettuate con il supporto di unità cinofile addestrate al rilevamento di denaro e strumenti tecnologici forniti dallo Scico, sono stati sequestrati contanti, saldi bancari e beni di valore come orologi e gioielli.
Nel corso delle indagini, coordinate dalle Procure di Santa Maria Capua Vetere e Roma, sono stati eseguiti controlli su 30 persone. Tra queste, dieci avvocati – quasi tutti iscritti al foro di Napoli Nord – tre medici con ruoli di consulenza tecnica in tribunale e tre giudici di pace in servizio a Santa Maria Capua Vetere, ma residenti tra Caserta, Maddaloni e Napoli.
L’inchiesta ha preso avvio alla fine del 2023, quando sono emerse anomalie nei procedimenti relativi a presunte richieste di risarcimento da incidenti. Da lì, è stato ricostruito un sistema strutturato e ramificato che coinvolgeva numerosi professionisti, ciascuno con un ruolo chiave.
Il funzionamento era tanto semplice quanto efficace. Alcuni intermediari reclutavano persone in difficoltà economica, che accettavano di fingersi vittime di incidenti, spesso pedoni o ciclisti investiti, a volte addirittura a bordo di tandem. In cambio, ricevevano piccoli compensi: circa 150 euro iniziali e tra i 400 e 500 euro alla chiusura del caso.
Una volta presentata la denuncia e il falso referto medico, i legali avviavano la pratica per ottenere risarcimenti. I medici incaricati – ufficialmente consulenti del tribunale – falsificavano i referti, esagerando i danni riportati, per gonfiare l’indennizzo. Infine, i giudici compiacenti, in cambio di regali costosi o somme in denaro, approvavano gli importi richiesti, che si aggiravano tra i 6.000 e gli 8.000 euro per ciascuna pratica.
Secondo gli inquirenti, parte dei guadagni veniva reinvestita per garantire la “fluidità” del sistema illecito, oliando i meccanismi con favori e tangenti. Le accuse mosse ai soggetti coinvolti spaziano dalla truffa alla corruzione.
Dall’inchiesta è emerso anche un secondo filone, collegato a un concorso universitario manipolato. Durante un’intercettazione, uno dei medici coinvolti nella rete dei falsi incidenti è stato sorpreso a chiedere a un professore dell’Università Vanvitelli di favorire alcuni candidati per l’accesso alla scuola di specializzazione in farmacologia e tossicologia clinica. I candidati in questione erano segnalati da un dirigente dell’ASL Napoli 2.
Le indagini della Guardia di Finanza di Caserta hanno così aperto un ulteriore fronte, accertando che il concorso – riservato a laureati non medici – sarebbe stato pilotato per garantire la vittoria a candidati scelti a tavolino.