MONDRAGONE. Una mattina qualunque si è tinta di buio per la cittadina di Mondragone, svegliata da un annuncio che nessuno avrebbe voluto sentire. Il sole, alto nel cielo di maggio, non è bastato a dissipare la cappa di sgomento calata sulla comunità. La verità è di quelle che non si vogliono credere, che sembrano appartenere a un brutto sogno: Rayan Mdallel, il quindicenne scomparso a fine gennaio, è stato trovato morto.
Il corpo, restituito dal Po a Torino quasi venti giorni dopo la sua sparizione, è rimasto per mesi senza identità. Solo di recente, un test del DNA ha confermato l’incubo: era proprio lui. La madre, Clorinda, sottoposta al prelievo richiesto dalla polizia scientifica nell’ambito di un’indagine ancora aperta contro ignoti, ha ricevuto la conferma che temeva. Il padre di Rayan, da tempo rientrato in Tunisia, non è stato ancora coinvolto pubblicamente.
La città ha appreso la notizia attraverso le parole del sindaco Francesco Lavanga, che su Facebook ha rotto il silenzio con un messaggio intriso di dolore. “Non esistono frasi che possano colmare un vuoto così devastante. Il cuore di un’intera comunità è in frantumi”, ha scritto. Ha poi annunciato che verrà proclamato il lutto cittadino in occasione del rientro della salma o dei funerali, la cui data resta ancora incerta.
Anche l’associazione Penelope, che affianca le famiglie di persone scomparse, ha voluto esprimere il proprio dolore. “Non ci sono risposte. Solo una grande tristezza e affetto profondo per Clorinda e per la piccola Sara”, recita il post della sede campana.
Sui social è esplosa la commozione. Commenti, reazioni, ricordi. Frasi piene di rabbia, affetto, incredulità. “Non doveva finire così”, scrive qualcuno. “Aiuta questa madre, Signore”, supplica un altro. Studente del secondo anno del liceo classico, Rayan viene ricordato come un ragazzo riservato, ma capace di grande profondità: occhi scuri e intensi, carichi di sogni e malinconia. Un’anima fragile, con la testa piena di desideri di fuga.
Ma la tragedia non si è chiusa con la scoperta del corpo: i dubbi, se possibile, sono aumentati. Perché Rayan è partito quella mattina di gennaio, all’alba, in sella alla sua bici? L’ha fatto da solo? Qualcuno lo ha aiutato, convinto, spinto? E come è arrivato a Torino? Aveva soldi con sé? Aveva un piano? Oppure qualcuno lo ha tradito? La pista del suicidio è al momento quella ritenuta più probabile, ma nulla è escluso.
Il sipario è calato, ma le domande restano. E tra le lacrime, Mondragone si scopre più fragile, più sola. In attesa di una verità che forse, come il corpo di Rayan, galleggia in silenzio tra le correnti.