Inventavano avi per cittadinanza, in cambio gioielli e viaggi a Dubai: ecco gli indagati

ORTA DI ATELLA. Valigie pronte per mete esotiche come Dubai, soggiorni extralusso, televisori di ultima generazione e soprattutto ricchi compensi in denaro: erano questi i “regali” offerti in cambio della possibilità di ottenere il passaporto italiano. Non parliamo di normali pratiche consolari, ma di un vero sistema criminale che, tra residenze fittizie e documenti fasulli, permetteva a oligarchi dell’Est Europa, facoltosi egiziani, albanesi e altri cittadini non comunitari di trasformarsi, almeno sulla carta, in nuovi italiani.

Il trucco? Bastava una minuscola traccia genealogica – anche inventata – che riconducesse a un avo italiano vissuto magari nell’Ottocento. Una volta ottenuta questa “discendenza”, il resto era tutto curato da un’organizzazione ben rodata, con complicità interne a due comuni campani: Orta di Atella e Frattaminore. Lì, tra funzionari pubblici e agenti della polizia municipale, c’era chi attestava la presenza della presunta linea di sangue italiano e chi confermava l’inesistente residenza sul suolo nazionale.

L’operazione

La vacanza italiana, però, è finita ieri mattina: con un blitz all’alba, la polizia metropolitana – guidata dal comandante Lucia Rea – ha arrestato otto persone su ordine del gip del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta del pm Cesare Sirignano della Procura di Aversa, diretta da Annamaria Lucchetta. Le accuse? Associazione per delinquere, falsificazione di documenti pubblici e corruzione.

In carcere è finito David Passos Trindade, 33enne brasiliano, che si presentava come imprenditore con affari tra Dubai e Amsterdam nel settore dei gioielli. Per lui, il giudice ha disposto la detenzione in cella per il rischio concreto di fuga. Ai domiciliari, invece, Carmelina Del Prete, 63 anni, funzionaria all’anagrafe di Orta di Atella, insieme ai due vigili urbani Giulio Mozzillo (63) e Salvatore Aletto (55). Coinvolta anche Anna Perrotta (66), dell’anagrafe di Frattaminore.

Ma la rete andava oltre gli uffici pubblici. Ai domiciliari anche Gaetano Rispoli, 69 anni, abile falsario in pensione, ed Enrico D’Ambrosio, 48 anni, specializzato nella stampa di documenti su carta intestata autentica. Infine, Renato Jueno Martins, 37 anni, aveva l’incarico di trovare appartamenti fittizi dove “ospitare” virtualmente i futuri italiani.

Le indagini

Le indagini sono partite da un caso simile scoppiato a Villaricca nel 2023, che portò all’arresto e alla condanna di altri funzionari pubblici coinvolti nella stessa rete. Stavolta, però, il lavoro degli investigatori è stato ancora più complesso: i referenti dell’organizzazione parlavano lingue straniere, spesso comunicavano in codice e usavano criptovalute come metodo di pagamento, rendendo i tracciamenti economici quasi impossibili.

Eppure, gli investigatori sono riusciti a ricostruire ogni passaggio: dai colloqui avvenuti nei salotti degli hotel di lusso alle “donazioni” versate in Bitcoin per ottenere la cittadinanza. Le cifre erano da capogiro: in media, si pagava tra gli 8.000 e i 45.000 euro per ogni pratica, ma in alcuni casi si è arrivati ben oltre. Un imprenditore bielorusso, ad esempio, ha speso l’equivalente di 110.000 euro in sterline pur di ottenere il tanto desiderato documento tricolore, passaporto d’accesso all’area Schengen e a tutti i suoi privilegi.

Un giro d’affari milionario, dunque, gestito come una vera agenzia turistica del falso, che prometteva non solo un documento italiano, ma un biglietto per l’Europa senza limiti.

 

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