Rapine per cancellare video di scandali sessuali in convento, 8 verso processo. I NOMI

AFRAGOLA/LUSCIANO/PIEDIMONTE MATESE. La Procura di Napoli Nord ha ufficialmente chiuso l’indagine preliminare relativa al caso che lo scorso anno ha scosso la comunità di Afragola. I carabinieri della locale stazione, coordinati dal luogotenente Raimondo Semprevivo, hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini a otto persone, tra cui due frati francescani, imprenditori e giovani ritenuti coinvolti in un episodio di violenza sessuale e rapina aggravata.

Tra i principali indagati ci sono padre Domenico Silvestro, già parroco del santuario di Sant’Antonio e originario di Lusciano, attualmente non sottoposto a misure cautelari, e padre Nicola Gildi, ancora ai domiciliari, all’epoca ad Afragola ma poi ospite del convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte Matese. Le accuse nei loro confronti riguardano presunti abusi e il coinvolgimento in un tentativo di rapina legato alla sottrazione di telefoni cellulari contenenti materiale compromettente.

Il provvedimento, disposto dal pubblico ministero Cesare Sirignano, è stato esteso anche agli imprenditori Antonio Di Maso e Giuseppe Castaldo, quest’ultimo indicato come promotore dell’azione criminosa, sostenuta, secondo gli inquirenti, dalla complicità di padre Gildi.

Arrestati anche quattro giovani – Danilo Bottino, Biagio Cirillo, Sergio Colaluongo e Patrick Filippini – attualmente detenuti. Infine, risulta indagato Giovanni Castaldo, 54 anni, già noto alle forze dell’ordine, che si trova ai domiciliari per motivi di salute.

Il caso scoppiò il 1° agosto 2024, con una serie di arresti che fecero scalpore: oltre agli abusi contestati, emerse un tentativo di furto di dispositivi mobili contenenti video e chat sensibili. Le successive intercettazioni hanno permesso di allargare il quadro accusatorio, identificando altri soggetti coinvolti e ricostruendo un sistema di pressioni e promesse economiche fatte ai familiari degli esecutori.

L’avviso di chiusura delle indagini non equivale a una condanna, ma rappresenta un passaggio necessario qualora la Procura ritenga di procedere con un rinvio a giudizio.

 

 

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