CASERTA. Nuovi elementi al processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa il 6 maggio 1996 a Chiavari. Durante l’ultima udienza, è stato trasmesso in aula un audio intimidatorio inviato in piena notte da Anna Lucia Cecere, ex docente casertana oggi imputata per omicidio volontario, alla criminologa Antonella Pesce Delfino, che ha svolto un’indagine indipendente sul caso.
Nella registrazione, Cecere appare estremamente aggressiva:
“Mi devi dire il cognome, lo sai benissimo. Marco chi? Ma quanto sei falsa e bugiarda! Come facevi a sapere che frequentavo Roda Adelmo? Se torni qua con quell’altra mezza tossica e l’altro drogato, ho un altro cane che ti sbrana viva. Ora ci penso io, perché ho la ‘cazzimma’, come si dice a Napoli.”
Antonella Pesce Delfino si era presentata a casa di Cecere a Boves, nel Cuneese, con l’identità ufficiale di ricercatrice universitaria impegnata in uno studio sull’abbandono scolastico. In realtà, la sua presenza era legata a un’inchiesta non ufficiale sulla riapertura del caso Nada Cella, poi concretizzatasi.
Pesce ha raccontato in aula: “Il mio obiettivo era ricostruire i ricordi di quegli anni. Ho cercato di far emergere elementi utili alla verità. La giustizia? Non spetta a me dirlo, ma ho fatto il mio dovere.”
Il primo incontro tra Pesce e Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava Nada, avvenne nel gennaio 2018 a Chiavari. Lì la criminologa gli chiese per la prima volta di Anna Lucia Cecere.
“Rimase impietrito. Non disse una parola. Era l’unico vero momento di imbarazzo tra noi.”
Soracco, anch’egli imputato ma per favoreggiamento, venne descritto da Pesce come una persona intelligente e attenta, ma poco incline a condividere dettagli scomodi.
Pesce Delfino ha riferito di aver ricevuto quasi 200 messaggi dalla Cecere, culminati in un audio minatorio, oggi acquisito agli atti.
“Non ho mai pensato di denunciarla, fino al 12 marzo 2021, quando accaddero molti eventi insieme. Quel giorno Cecere mi richiamò dopo un silenzio durato oltre un anno.”
In quel periodo, anche Silvana Smaniotto, madre della vittima, cercava risposte: fu lei a mettere in contatto Pesce con la procura.
Secondo quanto riferito in aula, Soracco avrebbe ricevuto una telefonata da Cecere proprio nel pomeriggio dell’omicidio, in cui si proponeva per prendere il posto di Nada. Ma non lo raccontò agli investigatori: “Disse che era compito loro scoprirlo. Mi sembrava un’omissione grave.”
Durante una cena con Soracco, Pesce ha tentato di spingerlo a collaborare. “Era agitato. Gli dissi: ‘Non è possibile che tu non sappia nulla’. Lui iniziò a piangere: ‘O forse ho rimosso’.”
Da quel momento, secondo la criminologa, cambiò tutto.
Pesce ha anche riferito che Soracco, parlando del ritrovamento del corpo di Nada, disse che la ragazza forse aveva cercato aiuto. “Pensò a un malore. Non vide sangue. Solo dopo si rese conto della gravità.”
Nell’ultimo confronto, Pesce chiese conto di una frase presente nel fascicolo: “Avevi detto a Nada di non passarti più le chiamate della Cecere. E tu mi dici che non lo ricordavi?”
Soracco replicò: “Ho una memoria ottima, ma non per tutto.”