MARCIANISE. La Direzione Distrettuale Antimafia non ha chiuso il fascicolo. Al contrario, ha deciso di intensificare le indagini, convinta che quel nucleo storico del clan Belforte sia tutt’altro che dissolto. Le intercettazioni raccolte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta continuano a restituire il profilo di un’organizzazione che, pur colpita da numerosi arresti e collaborazioni con la giustizia, conserva una struttura operativa e un’influenza ancora preoccupante sul territorio.
In questo contesto si inserisce la figura di Giovanni Anziano, alias Giannaniello, che secondo gli inquirenti non avrebbe mai realmente interrotto i suoi rapporti con la criminalità organizzata. Era attento alle dinamiche del clan. Commentava le scelte dei collaboratori di giustizia, aveva e dava informazioni sull’attuale struttura del gruppo Belforte. Insomma, Giovanni Anziano, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, non si era affatto defilato dall’organizzazione mafiosa.
La sua perdurante adesione alle vicende mafiose sarebbe emersa soprattutto dalle conversazioni che i militari dell’Arma hanno intercettato negli ultimi mesi. E in una, datata 14 luglio scorso, intrattenuta con tale Pasquale, Anziano ha raccontato anche di un suo incontro con la consorte del pentito M.F. Quando la vide, Giannaniello ha riferito all’amico di averle suggerito di stare attenta, perché era probabile che qualcuno avrebbe potuto attentare alla vita del marito:
“[…] Mica potevo dire, questi stanno aspettando a te che esci, con i figli e come appena stai tu sola… questi fanno lo squillo… vengono qua e mettono una corda alla gola senza spararti dal marito, ndr). Gliel’ho detto e lei rispose: ‘Hai ragione, quello me lo ha detto sempre’. […] Quante volte vengono a casa tua. […] Come ti dovevo dire, vogliono uccidere Michele”.
Queste parole sono finite tra gli atti dell’inchiesta che ha portato al decreto di fermo per Anziano, e per il nipote Antonio Amoriello, 35 anni, assistito dall’avvocato. Entrambi sono accusati di estorsione (tentata e consumata) ai danni di un imprenditore di Capodrise. Secondo gli inquirenti, sarebbero riusciti a ottenere denaro in nome e per conto del clan Belforte.
L’udienza di convalida svoltasi ieri presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha confermato la misura cautelare in carcere per entrambi. Il fascicolo è stato poi trasmesso all’ufficio gip di Napoli, competente in quanto l’accusa è aggravata dal metodo mafioso.
Ma non finisce qui. Proprio da questo filone d’indagine, partito per monitorare un clan considerato ancora pericoloso, è nato un ulteriore troncone investigativo, che ha condotto a nuove verifiche sull’attività di spaccio nel territorio e a un nuovo arresto per Amoriello. Un ulteriore tassello che conferma, secondo la Dda, la persistenza e la capacità di rigenerazione di una parte del clan Belforte.
Naturalmente, Giovanni Anziano e Antonio Amoriello restano da considerare innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.