SAN FELICE A CANCELLO/MARCIANISE. Il cuore dell’inchiesta ruota attorno a tre arresti domiciliari, ma dietro quelle misure cautelari si muove una rete molto più ampia. Sono dieci, in totale, le persone coinvolte nell’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta e coordinata dalla Procura di Benevento, che ha raccolto elementi su un presunto sistema di falsificazione di attestati professionali destinati al personale scolastico Ata.
L’inchiesta della Procura di Benevento, scaturita da accertamenti avviati tra il 2021 e il 2022, ha già portato a tre arresti domiciliari: Salvatore D’Avanzo, 63 anni di Nola, Francesco Visone, 40 anni di San Felice a Cancello, e Salvatore Ammaturo, 71 anni di Durazzano. Ma il perimetro investigativo è molto più ampio. Altre sette persone risultano infatti indagate, seppur senza misure cautelari, nonostante le richieste del pubblico ministero Licia Fabrizi che aveva sollecitato otto domiciliari e due obblighi di dimora. Il gip Maria Di Carlo ha ritenuto insufficienti gli elementi per applicare misure restrittive nei loro confronti.
Le residenze degli indagati raccontano una geografia criminale diffusa e ben organizzata: Durazzano, Montesarchio, Puglianello, Nola, San Felice a Cancello, Boscoreale, Marcianise e Baiano. Tutti luoghi in cui, secondo gli inquirenti, i membri del presunto sodalizio si muovevano con una certa disinvoltura, contribuendo alla contraffazione sistematica di attestati di qualifica professionale. Nelle diverse sedi e dimore sono scattate anche perquisizioni delle fiamme gialle.
L’elemento centrale dell’indagine è un istituto scolastico paritario con sede a Durazzano, ufficialmente riconosciuto solo nel 2016 (con effetto retroattivo), ma che – stando all’accusa – avrebbe prodotto attestati con date fittizie risalenti anche al 2012-2013, in un periodo in cui non era legittimato a convocare commissioni esaminatrici.
Quello che emerge da intercettazioni, copie forensi dei dispositivi elettronici e dai registri sequestrati è uno scenario inquietante: conversazioni in cui si parla apertamente di attestati falsi redatti in cambio di somme che si aggiravano intorno ai 1.000 euro. I documenti venivano utilizzati per l’inserimento nelle graduatorie Ata nel triennio 2021-2023.
Tutti gli indagati sono stati sottoposti a interrogatori preventivi, introdotti dalla riforma Nordio, con il gip Di Carlo. È un passaggio che ha segnato un momento di rottura: dai racconti raccolti emergono divergenze tra i vari soggetti coinvolti, con alcune versioni difensive che potrebbero minare la compattezza del presunto sodalizio.
Due dei tre arrestati – D’Avanzo e Visone – sono difesi dall’avvocato Michele Russo, che ha già preannunciato ricorso al Tribunale del Riesame, respingendo l’accusa di “diplomificio”. Sottolinea che l’istituto ha cessato l’attività l’anno scorso e che i suoi assistiti non ne fanno parte formalmente. Eppure, durante le perquisizioni, sono stati trovati in possesso di documentazione scolastica e somme di denaro rilevanti.
Un dato, quest’ultimo, che apre interrogativi su un possibile ruolo più attivo nell’organizzazione di quanto vogliano far credere. Un’indagine che promette nuovi sviluppi.