SANTA MARIA CAPUA VETERE. Secondo quanto emerso dal processo, il 6 aprile 2020 all’interno del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere si sarebbe verificato un violento pestaggio da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Tra le vittime ci sarebbe stato anche Vincenzo Chiarolanza, che però non presentò alcuna denuncia. “Non potevo riconoscere nessuno, erano tutti con volti coperti da mascherine e caschi”, ha dichiarato. Inoltre, ha ammesso di aver evitato di sporgere denuncia per paura di essere trasferito in un’altra struttura.
Chiarolanza ha reso la sua deposizione nell’aula bunker del carcere, nell’ambito di un maxi-processo che vede alla sbarra 105 imputati, tra cui numerosi agenti, dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e personale medico. Il testimone, che non si è costituito parte civile, è tuttora detenuto nella stessa prigione, sebbene in un reparto diverso da quello in cui si trovava nel 2020.
Durante l’interrogatorio condotto dal pubblico ministero Alessandra Pinto, Chiarolanza ha spiegato che quando, il 9 settembre 2022, fu ascoltato dagli investigatori della polizia penitenziaria, decise di non accusare nessun agente per timore di un trasferimento lontano dal figlio, anch’egli recluso nella stessa struttura. “Molti di quelli che fecero denuncia furono poi spostati altrove”, ha aggiunto.
Un mese dopo gli episodi contestati, Chiarolanza ottenne di essere trasferito in una sezione diversa, rimanendo comunque nello stesso istituto e vicino al figlio. Nel corso della sua testimonianza ha inoltre riferito di eventi mai menzionati prima agli inquirenti, come il brutale pestaggio subito da un compagno di cella di origine africana, aggredito a causa del colore della sua pelle, e il caso di un detenuto non vedente spinto giù dal letto.
L’avvocato Carlo De Stavola, legale di alcuni imputati, ha incalzato il testimone con domande dirette. “Lei ha affermato di non voler fare denunce, ora ne ha l’occasione. Ricorda chi fossero gli agenti in servizio il 6 aprile 2020?” Chiarolanza ha risposto: “No, non li ricordo”. “Perché questi episodi non sono stati raccontati prima?” ha proseguito l’avvocato. “All’epoca non ci ho pensato”, ha replicato il testimone, chiudendo così il suo intervento in aula.