Capodrise. Condannato il ras Francesco Gaglione 33enne residente a Capodrise imputato per i fatti avvenuti nell’arco di circa un mese all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere assieme all’OSS 42enne di Succivo Alessandro Salma per il quale si è proceduto separatamente per i fatti avvenuti tra il 21 maggio e il 17 giugno 2024.
L’OSS procurava a Gaglione 39 microcellulari marca L8Star, 6 smartphone Motortola, un telefono marca POCO, 5 spine caricabatteria con cavi USB e 2 schede sim. Inoltre con la stessa modalità svolgevano attività di spaccio di hashish all’interno del carcere.
Il Salma con cadenza quasi giornaliera procurava al detenuto Gaglione una quantità di circa 100 grammi a consegna che il pregiudicato deteneva ai fini di spaccio.
L’OSS prendeva 1500/2000 euro per ciascun carico consegnato al ras di Capodrise.
Gaglione, difeso dagli avvocati Massimo Trigari e Marco Argirò ha riportato una condanna a 5 anni e 8 mesi con interdizione perpetua dai pubblici uffici.
I fatti sono quelli accertati dalla polizia penitenziaria il 17 giugno 2024 con una perquisizione in una cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove nelle pentole venivano trovati dispositivi e droga.
Questo veniva rivelato dal detenuto B.A. che era nella stessa cella del pregiudicato di Capodrise.
Il suddetto ha riferito agli inquirenti tutta la procedura avviata da Gaglione per procurarsi droga e dispositivi con l’aiuto dell’OSS Alessandro Salma che andava a ritirare il materiale fornito da un fidato di Gaglione 3 volte a settimana.
L’OSS, successivamente arrestato, aveva raccontato che Gaglione lo aveva avvicinato gradualmente e che sapeva tutto di lui, che macchina aveva, le sue abitudini, dove faceva la spesa e la benzina, ha avuto paura, si è sentito minacciato. Da qui è diventato il suo corriere all’ingrosso che portava droga e telefoni in carcere per suo conto.
Nella dichiarazione spontanea a fine luglio il 33enne pregiudicato Gaglione ammetteva le proprie responsabilità specificando che il panetto di hashish, la sim, i cavetti con caricabatteria e i tutti i telefonini erano di sua proprietà. Un numero davvero impressionante, in pratica Gaglione aveva messo su una vera e propria rivendita di telefonia nel penitenziario con incassi anche importanti.
Per i dispositivi i prezzi variavano a seconda della tipologia da 200 a 700 euro, poi c’era il droga shop.
Un altro detenuto, compagno di cella, escusso a giugno aveva detto di aver collaborato come infiltrato dicendo che sotto ai suoi occhi nella disponibilità di Gaglione sono passati un maxi quantitativo di telefonini e di droga. Per la serie: vi dico tutto basta che spostate Gaglione dalla nostra cella. Non lo sopportavano più.
Gaglione è stato poi trasferito in estate nel carcere di Secondigliano, dove è stato diversi mesi in isolamento. Una vicenda a dir poco surreale.