San Felice a Cancello. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, si è conclusa una due giorni, impegnativa e ricca di contenuti, organizzata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di San Felice a Cancello, in collaborazione con gli assessorati alle Pari Opportunità, Politiche Sociali e Pubblica Istruzione dei 4 Comuni della Valle.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema di cruciale importanza si è tenuto prima un Flash Mob Itinerante: “Uniti … la donna in ogni posto” che ha toccato le principali piazze dei 4 Comuni della Valle (Cervino, S. Maria a Vico, Arienzo, Sa, Felice a Cancello) il cui messaggio è stato che la violenza non ha confini e che insieme, uniti, si può fare la differenza, insieme si può fare rumore e abbattere il muro di silenzio che ancora troppo spesso avvolge le vittime di abusi fisici, psicologici e sociali. Ha fatto seguito un convegno che si è svolto nell’aula consiliare del Comune di San Felice a Cancello dal titolo “Le Ferite Invisibili – Dialogo Stereotipi o Pregiudizi. Le parole pesano, feriscono e etichettano le donne” che ha visto come relatori la Psicologa Anastasia Piscitelli, l’Avv. Vincenzo Martone, il dott. Gaetano Battista, della dott.ssa Giovanna Pesce che insieme al sig. Salvatore Canzanella hanno recitato delle poesie molto intense e del dott. Marco Puglia, Magistrato di Sorveglianza. A fare gli onori di casa Diamante Borzillo, Assessore alle Politiche Sociali, Antonella Morgillo, Assessore alle Pari Opportunità, Maria Rosaria Martinisi, Assessore alla Pubblica Istruzione, la Commissione alle Pari Opportunità con la sua Presidente Mena Forcella, il Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Magliulo.
Assente il sindaco Emilio Nuzzo per impegni istituzionali. Le parole, spesso sottovalutate, possono diventare potenti strumenti di oppressione, contribuendo alla costruzione di una cultura che normalizza la discriminazione e la violenza. La violenza verbale e psicologica lascia segni invisibili, ma profondi, sulle vittime, rendendo necessario un intervento che coinvolga tutta la società. Le parole possono unire, costruire, incoraggiare, ma possono anche ferire incatenare e uccidere. Il dibattito è stato non solo una riflessione teorica ma anche una sfida. Il messaggio che si è voluto dare è che cambiando il linguaggio si può cambiare mentalità e in questo modo costruire un futuro più giusto per tutti. Responsabilità e consapevolezza devono guidare il nostro modo di comunicare, la gentilezza, il rispetto e l’empatia devono creare un ambiente in cui le parole siano uno strumento di crescita e non di sofferenza.