Auto bruciata a coppia perchè lasci casa, foto e profili dei 19 indagati

 

CASAL DI PRINCIPE/CAPUA/GRAZZANISE. Ci sono diversi volti noti alle forze dell’ordine le 14 persone a cui i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno notificato stamattina gli arresti (9 in carcere e 5 ai domiciliari), emessi su richiesta della Dda partenopea.

La figura principale è Antonio Mezzero, 62 anni. Era lui, legato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi e scarcerato dopo una reclusione durata 24 anni, che stava riorganizzando i gruppi malavitosi della federazione mafiosa casalese una volta capeggiati dai capiclan Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”, e Michele Zagaria, detto “capa storta”.

Gli indagati

Tra i 19 indagati ci sono Vincenzo Addario di Santa Maria Capua Vetere, Andrea Adinolfi di Capua, Carlo Bianco di Casal di Principe, Michele Bifulco di Casal di Principe, Giovanni Diana, tutti di Casal di Principe, Giuseppe Diana, di San Cipriano D’Aversa, Pietro Di Marta di Vitulazio, Maria Teresa Di Martino di Casaluce, Gianluca Fulgido di Cancello ed Arnone, Davide Grasso di Santa Maria La Fossa, Alin Ionut Halungescu, romeno, Biagio Ianuario, di Cancello Arnone, Pietro Ligato, di Pignataro Maggiore, Alessandro Mezzero, di Grazzanise, Antonio Mezzero, di Grazzanise, Giuseppe Mezzero, di Grazzanise, Michele Mezzero, di Grazzanise, Carmine Munno, di Santa Maria Capua Vetere, e Pasquale Natale, di Vitulazio. Per cinque di loro non è scattata la misura. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, incendio, detenzione di armi e ricettazione.

L’auto incendiata alla coppia per lasciare casa

Tra gli episodi violenti compiuti durante le attività estorsive realizzate dal gruppo malavitoso capeggiato dallo storico affiliato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi, sgominato dai carabinieri del comando provinciale di Caserta, stamani, con 14 arresti, figura anche l’incendio di una vettura appartenente a una giovane coppia che non voleva lasciare l’appartamento in cui erano in affitto. Con al suo fianco persone di fiducia, tra cui anche dei parenti, dopo la scarcerazione Mezzero aveva anche ripreso a imporre le estorsioni agli imprenditori. Lo storico appartenente al gruppo Schiavone del clan dei Casalesi è stato scarcerato nel luglio 2022, dopo un lungo e ininterrotto periodo di detenzione iniziato nel marzo del 1999. Malgrado fosse sotto libertà vigilata e, successivamente sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, secondo gli investigatori si è da subito adoperato per riorganizzare il gruppo criminale e affermare il proprio controllo del territorio. E tra le sue malefatte figura anche una tentata estorsione in danno di una giovane coppia per risolvere una controversia abitativa connessa con la resistenza opposta dai due nel liberare l’appartamento in cui erano in affitto, realizzata mediante minaccia e violenza ed in particolare culminata nell’incendio dell’autovettura di proprietà dei predetti . Le investigazioni hanno poi consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine al tentativo di accaparrarsi la gestione di attività commerciali attraverso le quali reimpiegare proventi illeciti, ovvero nell’ottenere una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale, del valore di oltre un milione di euro. L’indagine dei militari dell’arma, coordinata dalla Dda partenopea, è partita nel settembre del 2022 (poco dopo la scarcerazione di Mezzero) e si è conclusa alla fine del mese di giugno 2023. Attraverso attività d’intercettazione telefonica e ambientale, supportata da servizi di osservazione e pedinamento, sono state documentare dinamiche e definite condotte che hanno riguardato vicende relativamente recenti nelle quali sono stati coinvolti affiliati al Clan dei Casalesi di diverso spessore, attualmente attivi nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e comuni limitrofi. Non di minor rilievo, per l’impatto di allarme sociale che desta, la dinamica criminale accertata della ricettazione di mezzi d’opera e materiali da cantiere, che rientrava nelle attività del sodalizio. Infatti, nel corso dell’attività sono stati restituiti ai legittimi proprietari diversi autocarri e mezzi agricoli rinvenuti dai militari subito dopo i furti (valore stimato complessivamente in circa 40mila euro). Le indagini hanno altresì consentito di acclarare la disponibilità di armi da parte del neo gruppo malavitoso sgominato. (ANSA).

 

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