SANTA MARIA CAPUA VETERE. Una delle principali svolte nell’indagine che ha portato alle 12 misure notificate venerdì dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere è avvenuta nel novembre 2022 quando i militari perquisirono l’abitazione di Salvatore Merola.
In quella circostanza non trovarono solo 54 grammi di cocaina, ma anche il libro mastro coi conti dello spaccio. Un quadernone dove erano indicati nomi e cifre, corredato da alcuni “allegati”, che altro non erano che i pizzini. E’ la parte “vintage” di un’organizzazione che, invece, vista l’età media bassa, si serviva di mezzi moderni per i suoi affari.
Gli indagati, tutti giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni , spacciavano hashish e cocaina in modo itinerante, dopo essersi accordati con i clienti tramite noti social come Instagram o chat come whatsapp. E se qualcuno provava a vendere droga mettendosi contro, venivano minacciato e punito.
Le indagini dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere sono iniziate dopo una serie di spedizioni punitive e fatti violenti avvenuti in città tra il 2022 e la prima metà del 2023: prima una rissa ad un fast food del vicino comune di San Prisco, poi l’esplosione di colpi di arma fuoco verso uno degli attuali indagati, quindi l’incendio di un bar sempre riconducibile ad uno spacciatore ma di un gruppo rivale, il pestaggio di un altro pusher e persino una stesa. Quando sono avvenuti questi fatti alcuni degli indagati era appena maggiorenni, ma già ben inseriti nel tessuto criminale cittadino e in grado di supportarsi nei momenti di difficoltà, anche ricorrendo a persone che potevano aiutarli a sostenere le spese legali in caso di arresto o di sottoposizione a procedimento penale.
Gli episodi violenti erano ricollegati al controllo dello spaccio; gli investigatori dell’Arma hanno tirato le fila dei raid ricostruendo il contesto in cui erano maturati. Dalle indagini è emerso anche che qualcuno degli indagati ha iniziato a spacciare quando era minore, così come è emersa la vendita di droga a giovani di età inferiore ai 18 anni. Gli indagati si rifornivano nelle grosse piazze di spaccio di Caivano e Melito a Napoli e di Casal di Principe, cittadina in cui lo spaccio è tornato in modo esteso negli ultimi anni.
La droga veniva poi portata a Palazzo Noviello, immobile di proprietà comunale fortemente degradato i cui locali sono stati più volte oggetto di occupazioni abusive, dove i pusher confezionavano le dosi e le davano agli addetti alla vendita.
In carcere sono finiti Cristian D’Ambrosio; Elsamahy Gossam Eldsouky Mohamed; Luigi Martucci. Arresti domiciliari, per Alessandro Viviani; Antonio Pio Salemme; Vittorio Merola; Antonio Merola. Divieto di dimora fuori dalla regione per Salvatore Merola. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Gennaro Barbato; Antonio Roberto Belloni; Riccardo Di Mauro e Alessandro Pellegrino.
Nella foto D’Ambrosio e Salemme