Sparanise: “Storia e Devozione della Madonna del Carmine”

Sparanise Fra le storie e tradizioni della città di Sparanise in questi giorni va ricordata quella della “Madonna del Carmelo chiamata dal popolo la Madonna del Carmine”
Come ogni anno ripropongo l’articolo con la testimonianza che lega una giovinetta oggi donna al culto venerato in città.

Ogni anno il 16 Luglio il popolo si appresta a festeggiare questa ricorrenza divenuta secolare.  Il culto della Madonna del Carmine è molto sentito nel comune dell’Agro Caleno. In molti, soprattutto gli anziani,  ricordano associandolo alla fanciullezza passata.

Grazie alla testimonianza di una cittadina, ho il piacere di raccontarvi la “Storia della Madonna Del Carmine” a cui è devoto il popolo di Sparanise.

Il ricordo è di una bambina oggi una donna che vuole condividere con i suoi concittadini questa storia.

Il signor Crescenzo Testa, in occasione dell’ arrivo dell’onomastico della moglie Carmela Testa,  decise di farle dono di una “statua della Vergine Maria”.   La signora stupita del grande dono, come si faceva uso in quel tempo prese la statua e la portò in Chiesa. Non passò molto tempo e la signora si ammalò di setticemia, una grave forma di infezione, costringendola a stare allettata per molti giorni.

Una donna di  Sparanise, secondo alcune testimonianze, fece un sogno premonitore su  Carmela Testa e ne mise subito a conoscenza i parenti. Infatti recatasi nel negozio “Testa”, la donna si rivolse alla signora Ada, figlia di Carmela, alla quale raccontò il sogno.

 

Ho sognato la vostra Madonna, la Vergine Maria,  mi ha detto di toglierla dal luogo in cui si trova, se la sua richiesta sarà esaudita, concederà la grazia e  la guarigione a Carmela”.

All’udire queste parole, Ada insieme alle sorelle andarono a raccontare l’accaduto alla madre allettata che confermò di avere in suo possesso una statua della Vergine in chiesa avuta in dono dal marito. In quegli anni le statue che non erano esposte in chiesa venivano riposte in sacrestia sotto il campanile, proprio lì si trovava l’effigie della Vergine accantonata insieme a tante altre.

A pochi giorni da quel racconto la salute della donna iniziò a migliorare, fu allora che la famiglia Testa incaricò il loro amico fidato ”Giuseppe Pirone” di andare a prendere la statua è di portarla presso casa Testa in via Torretta, dove sarebbe rimasta per sempre.

Qui all’occorrenza veniva restaurata dal signor Carcaiso su commissione della signora Carmela.

Durante i festeggiamenti tutto il popolo in festa ogni 16 Luglio  si recava in processione per le vie del paese cantando “Viva Maria”.  Finita la festa la madonnina ritornava nel suo posticino. Anche se posta in una abitazione privata chiunque poteva recarsi a porgerle un fiore e dirle una preghiera.

Sono ricordi custoditi nel cuore che la giovane donna ha voluto condividere con chi da anni si è sempre chiesto quale fosse la vera storia di questa tanto Amata Madonnina.

 

Ringrazio la signora Nicoletta per aver condiviso con tutti questa storia.

Ma qual è la storia di questa ricorrenza del comune dell’Agro Caleno?

Una spettacolare manifestazione che coinvolgeva i paesi vicini

In molti ricordano la sera dei preparativi della festa come la signora Lina che dice…

Il giorno prima della solenne festa il 15 Luglio era per noi ragazzi di Via Foresta, Via De Renzis, Via Garibaldi, Via Vittime XXII Ottobre, una sera di festa e di preparativi, in attesa della Fiera che si svolgeva l’indomani, anche se per noi la festa era già iniziata. Si aspettava l’arrivo delle “giostre” se così era possibile definirle , che si collocavano sul terreno di proprietà famiglia Trabucco oltre la grande scalinata e si accedeva attraverso scale scavate nel terreno. Due barche costruite in modo rudimentale che oscillavano su vecchie gomme d’auto è una piccola giostra a seggiolini più noto come “calcinculo”. L‘arrivo dei commercianti era previsto  durante la notte  prendere posto il ” più ambito”. Diciamo che la notte precedente la festa la si passava in “bianco”, questa tradizione è durata fino a quasi trent’anni. La mattina seguente all’albeggiare si iniziava a sentire un’orchestra di “suoni” erano i versi degli animali, ce ne erano i tutti i tipi. La fiera era soprattutto commercio di suini, papere, pecore, capre galline, cavalli, muli e mucche.

Non poteva mancare nel giro che si faceva tra i commercianti per dissetarsi la famosa “subretta” (granita di limone) e per pranzo era d’obbligo comprare ” u tumacciu”( merluzzo in salamoia). Un piccolo racconto a memoria di quella che fu ” A fiera e ra maronn e ru Carmine” che rimarrà scolpito nel cuore per sempre.

 

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