Jabil chiude, scontro totale al Ministero: “Dramma per 420 famiglie”

MARCIANISE. Un incontro interlocutorio quello tenutosi a Roma, al ministero Imprese e Made in Italy (Mimit), sulla vertenza dello stabilimento Jabil di Marcianise, in cui tutte le parti hanno tenuto la loro posizione: la Jabil ha ribadito l’intenzione di arrivare alla cessazione dell’attività del sito produttivo casertano entro il marzo 2025, i sindacati nazionali e territoriali – presenti i rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms – e i delegati aziendali hanno invece ribattuto che l’azienda non può lasciare il territorio casertano, perché ciò creerebbe un dramma sociale in un’area in cui la disoccupazione è molto alta e le opportunità scarseggiano, come dimostrano i dati negativi in particolare sull’occupazione giovanile e femminile.

“Non sono le condizioni di mercato ad essere cambiate in questi anni – dice il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco – ma è la politica di acquisizioni di rami d’azienda e di lavoratori messa in campo dalla Jabil dal momento del suo arrivo a Marcianise, nel 2001, ad aver prodotto questo risultato; ora che non c’è più nulla da acquisire la multinazionale Usa vuole andarsene. Eppure opera in un settore come l’elettronica che è in piena salute, per cui non capiamo perché solo a Marcianise non si possa dare un’opportunità per proseguire la propria attività”.

Alla riunione al Mimit (presenti anche rappresentanti del ministero del Lavoro) non si è affrontato il discorso di quali alternative alla dismissione dello stabilimento e alla disoccupazione dei 419 lavoratori porre sul tavolo; i sindacati da tempo fanno muro contro l’ipotesi della ricollocazione dei lavoratori Jabil in altre aziende, visti i fallimenti delle reindustrializzazioni operate in questi anni dalla multinazionale Usa, basta pensare agli ex Jabil finiti nell’azienda sarda Orefice (erano 23, sono rimasti disoccupati dopo aver detto no al trasferimento in Sardegna e qualcuno solo da poco è stato riassunto in un’altra azienda) e in Softlab (oltre 200 ex Jabil sempre in cassa integrazione, con stipendi arretrati e spesso in strada a protestare).

Per ora resta dunque il muro contro muro tra le parti, anche se sottotraccia i sindacati continuano a sollecitare la politica e le istituzioni a fare la loro parte, specie la Regione, che vuole creare un polo tecnologico sostenibile. Nelle scorse settimane la FIom-Cgil ha proposto che Jabil possa essere la capofila di questo Polo regionale, ma è necessaria una chiara volontà politico-istituzionale in tal senso.

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