Marcianise. È ufficialmente scattato il countdown che porterà alla chiusura dello stabilimento della multinazionale Jabil a Marcianise.
L’azienda Usa dell’elettronica ha comunicato ai sindacati, al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), al ministero del Lavoro, alla Regione Campania e a Sviluppo Lavoro spa (Ex Anpal), che il sito produttivo con 419 dipendenti cesserà di operare entro il 31 marzo 2025.
Un annuncio atteso dallo scorso 30 aprile, quando i vertici Jabil comunicarono al ministero delle Imprese e del Made in Italy il disimpegno dallo stabilimento di Marcianise e dall’Italia, mettendo un punto di svolta definitivo e inatteso ad una vertenza che si trascina dal 2015, quando la Jabil acquisì il ramo di azienda della Ericsson, che aveva lo stabilimento nel comune casertano di San Marco Evangelista, prendendosi anche i suoi lavoratori, e il suo organico schizzò così ad oltre 900 addetti.
Sembrava l’inizio di un periodo di maggiore produttività per lo stabilimento casertano ed invece da allora sono fuoriusciti dagli organici della multinazionale circa 500 lavoratori, tra esodi incentivati e ricollocazioni in altre aziende, processi questi ultimi tutti falliti. Nel 2023 la Jabil, che ha sempre lamentato una contrazione profonda delle commesse e una mancanza di competitività dello stabilimento di Marcianise, aveva presentato un piano industriale in cui fissava il numero di unità lavorative utile per poter fare andare avanti l’impianto in 250, poi nell’aprile scorso il colpo di scena con la decisione definitiva di chiudere il sito di Marcianise.
Oggi i lavoratori, dopo aver appreso la notizia, sono subito entrati in sciopero; nelle scorse settimane avevano provato a ribadire attraverso diverse manifestazioni che le loro professionilità e competenze potevano essere utili al sistema industriale italiano, ma l’azienda non ha cambiato idea, nè la politica è riuscita ad incidere.
Per Mauro Musella, dipendente nonché delegato sindacale aziendale (Rsu) della Uilm, “la dichiarazione di Jabil è inaccettabile. Abbiamo già argomentato con forza presso Ministero e Regione Campania le motivazioni industriali per le quali l’azienda abbia tutte le possibilità di restare sul territorio con profitto, investendo su prodotti necessari al sistema paese e captando le risorse messe a disposizione. Torneremo a reclamarle l’11 luglio a Roma” dice il lavoratore-sindacalista, annunciando l’ennesima mobilitazione dei lavoratori nella capitale. Si prospettano dunque mesi ancora più duri dunque per i lavoratori Jabil, che culmineranno con le lettere di licenziamento; per loro unica alternativa alla disoccupazione potrebbe essere la ricollocazione in altre aziende, soluzione mal vista per i precedenti, e tutta da esplorare.