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I Belforte si spostano nelle due capitali economiche d’Italia: i loro interessi tra accordi e locali vip

MARCIANISE. L’esercito è disgregato e gli interessi economici del clan si spostano nelle capitali economiche d’Italia. E’ la fotografia che emerge dall’ultima relazione semestrale della Dia sul clan Belforte che rinsalda i suoi affari a ridosso di Roma e nel Lazio e si muove, attraverso il mercato dei pusher, verso la Milano da Bere. Vediamo come.

Nel Lazio insieme ad altre famiglie storiche

La provincia di Frosinone,sotto l’aspetto degli interessi illecitie degliassetti criminali,risente dell’influenza della vicina Campania e dei conseguentitentativi di infiltrazione dialcunisettori dell’economialocale.Le principali proiezioni delle consorterie dimatrice camorristica in quest’areasono ricondcibili al clan VENOSA,ai CASALESI,ai MALLARDO,agli ESPOSITO di SessaAurunc, ai BELFORTE di Marcianise, e ad altri clan napoletani quali i noti LICCIARDI, GIULIANO, MAZZARELLA e GIONTA. Inoltre, si registra la presenza di gruppi autoctoni quali gli SPADA e i DI SILVIO, collegati anche da vincoli di parentela con le omonime famiglie attive nella Capitale e nella provincia pontina

La coca alla Milano da bere è Made in Marcianise

Per quanto riguarda la presenza in Lombardia di quest’ultima matrice criminale si segnala che “il 19 aprile 2023 l’azione repressiva ha fatto registrare l’esecuzione, da parte dei Carabinieri di Marcianise (CE) di un’ordinanza di custodia cautelare- richiesta dalla DDA di Napoli – nei confronti di 28 soggetti per ipotesi di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata ex art. 416 bis.1 c.p., sia per aver utilizzato il metodo mafioso che per aver agevolato il clan camorristico BELFORTE di Marcianise (CE)”.

Dal provvedimento restrittivo è emerso che questa organizzazione criminale avrebbe esteso i propri interessi criminali anche a Milano nel traffico della cocaina. Le attività investigative hanno fatto emergere l’esistenza di due gruppi criminali: uno operativo in Campania e l’altro a Milano facente capo a due fratellastri, uno dei quali avrebbe operato nel capoluogo lombardo per conto del clan BELFORTE (da cui la contestazione dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa) mediante pusher campani impiegati nella vendita dello stupefacente, in particolare cocaina. Le cessioni avvenivano tramite una sorta di call center che riceveva le prenotazioni e inoltrava ai pusher, tramite messaggi codificati, gli ordini per le consegne della droga direttamente al domicilio degli acquirenti, tra i quali anche personaggi facoltosi di Milano.