VILLA DI BRIANO/SAN MARCELLINO (red. cro.). Due vigili urbani, Raffaele Santoro di San Marcellino e Alfredo Antonio Roma di Villa di Briano sono stati destinatari rispettivamente di una condanna a 7 anni e 6 anni per associazione a delinquere finalizzata alle truffe insieme ad un terzo imputato Marcellino Picone (richiesta 5 anni) al termine della requisitoria del pubblico ministero davanti ai giudici del tribunale di Napoli Nord. Per altri 28 imputati tra cui Cipriano Cioffo promotore dell’attività illegale ed alcuni suoi parenti, l’accusa ha chiesto l’associazione per prescrizione.
Le accuse contestate quasi 9 anni fa portarono all’ incriminazione di altri vigili urbani accusati a vario titolo di truffa in danno di compagnie assicurative, falso ideologico e materiale, simulazione di reato e corruzione di pubblici ufficiali. Il processo è nato per caso dopo la scoperta di un delitto di una donna rimeno. La motivazione del grave episodio delittuoso venne individuata nell’inserimento della vittima nel traffico illecito di autovetture da parte dei promotori che si erano serviti della donna per il compimento di talune attività, in ragione delle quali erano poi insorti dissidi nella gestione dei proventi derivanti dell’attività delittuosa.
Alla base del processo il traffico illecito riguardante gli autoveicoli, venivano anche acquistati ed assicurati contro il furto e la rapina veicoli di ingente valore economico.Successivamente ne veniva simulato il furto e/o la rapina al fine di percepire indebitamente il conseguente indennizzo da parte delle compagnie assicurative. Successivamente, i veicoli “indennizzati” venivano rivenduti a terzi, con un ulteriore illecito profitto.
In tale vicenda è risultato determinante l’apporto fornito da quattro appartenenti alla Polizia Municipale di Villa di Briano e di San Marcellino, tutti destinatari di misura cautelare, i quali, secondo l’ipotesi accusatoria, in palese violazione dei loro doveri ed al fine di consentire ai sodali la vendita del bene già indennizzato dalle compagnie assicurative redigevano, dietro corrispettivo in denaro, falsi verbali di rinvenimento dei veicoli, omettendo altresì di comunicare la circostanza del loro ritrovamento alla società assicurativa che avrebbe dovuto rientrarne in legittimo possesso.