Figli dei boss in manette, utenze sospette sotto intercettazione: l’indagine si allarga

 

CASAL DI PRINCIPE/SAN CIPRIANO D’AVERSA (red.cro). Detenzione di arma da fuoco aggravata dalla camorra: è questa l’accusa contestata dalla Dda per il fermo di Emanuele Libero Schiavone, figlio del capoclan pentito Francesco, e a Francesco Reccia, figlio di Oreste, presunto esponente della criminalità organizzata locale, tra le persone a cui i carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno notificato le misure cautelari nell’ambito di indagini coordinate dalla magistratura.

L’accusa di detenzione di armi può essere contestata anche senza il rinvenimento delle armi: un dettaglio che si conoscerà nelle prossime ore. Schiavone a questo punto risulta vittima e parte offesa in quanto per il reato di possesso d’arma l’accusa potrebbe essere precedente ai colpi esplosi contro la sua abitazione. Si immagina che i raid a Casale siano la conseguenza di un’azione precedente ma non è escluso che da qualche intercettazione già predisposta su altre utenze si sia arrivati ad accusare i due.

Schiavone jr e Reccia saranno interrogati nelle prossime ore: dai nomi dei due uccisi oggi si potrà anche capire se c’è un’unica filo a legare tutti gli episodi. Nei giorni scorsi, nell’agro aversano si sono verificati diversi episodi violenti, raid con decine di colpi d’arma da fuoco esplosi, anche ai danni dell’abitazione della famiglia Schiavone a Casal di Principe, nell’imminenza, tra l’altro, della tornata elettorale.

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