Caserta. Caserta è l’unica provincia in Campania con una spesa media per famiglia in beni durevoli sotto i 2000 euro, la più bassa della regione. È quanto emerge dal trentesimo rapporto dell’Osservatorio Findomestic (Gruppo BNP) in collaborazione con Prometeia, sottolineando che nel 2023 nell’area sono stati spesi 4 miliardi e 598 milioni di euro in beni durevoli (come elettrodomestici, mobili, automobili, elettronica, abbigliamento di qualità e altri oggetti), il 7,9% in più rispetto all’anno precedente.
Il reddito pro capite della provincia di Caserta – il più basso regione (attestato a 14.983 euro) che infatti la posiziona al 105esimo posto su 107 province d’Italia – ha un impatto diretto sulle abitudini di spesa delle famiglie, determinando una minor disponibilità finanziaria per investimenti in beni durevoli, come evidenziato dalla spesa media per nucleo familiare (pari a circa 1.934 euro).
Nonostante ciò, il mercato di questi beni ha registrato una crescita nei vari segmenti nel corso del 2023, che chiude comunque in positivo con una spesa complessiva di 703 milioni (+8,4%), come evidenziato nel rapporto. Tra i principali motori di questa crescita, come nel resto della regione, vi è stato un significativo aumento della spesa per le auto usate (+19,3%, per un totale di 220 milioni di euro) seguito dalle auto nuove (+18,7%, con una spesa di 141 milioni di euro). Anche il mercato dei motoveicoli ha evidenziato una crescita a doppia cifra (+19,4%), raggiungendo i 90 milioni di euro.
Per quanto riguarda le spese per la casa, i residenti di Caserta hanno mostrato una tendenza a ridurre gli acquisti di mobili, con una spesa media per famiglia di 417 euro (-1,5% rispetto al 2022, per un totale di 152 milioni di euro), mentre rimangono fedeli agli elettrodomestici, con una spesa totale di 63 milioni di euro (+3,0%). Al contrario, il settore dell’elettronica di consumo ha visto una diminuzione della spesa complessiva, scendendo a 15 milioni di euro (rispetto ai 21 del 2022, con una diminuzione del 28,6%). Situazione simile si è registrata nel settore della telefonia (60 milioni di euro, – 0,8%, superiore alla media nazionale ma inferiore a quella regionale) e dell’IT, con una spesa di 20 milioni di euro (-7,2% rispetto al 2022).