Serre idroponiche, all’Ics Giovanni XXIII si “coltiva” il futuro

Recale. Serre idroponiche, in aula a Recale si “coltiva” il futuro. Risultati più che incoraggianti per gli alunni delle classi prime della Scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII di Recale”, diretto da Matrona De Matteis; i ragazzi hanno sperimentato e utilizzato le serre idroponiche per la coltivazione dell’insalata, del basilico e del pomodoro: un nuovo modo di osservare e di studiare i fenomeni naturali. 

“La serra idroponica – argomentano i prof Mariantonietta Gentile e Gabriele Tartaglione, responsabili del progetto – è una struttura in grado di replicare ciò che accade in natura nelle diverse fasi della vita della pianta. In pieno inverno, gli alunni hanno seminato e visto germogliare delle piccole piante, seguendo il processo di crescita con pazienza e curiosità. Ogni giorno hanno annaffiato le piantine ed impostato le ore di luce per permettere lo svolgimento della fotosintesi clorofilliana. Hanno controllato che le piantine avessero i nutrienti necessari per la migliore crescita e sviluppo, in modo da sopperire alla mancanza del terreno sottostante, poiché le radici non affondavano nel terreno ma nell’acqua”.

In Italia, sono presenti già delle aziende agricole che utilizzano la coltivazione idroponica per la produzione di ortaggi, con un notevole risparmio di acqua rispetto al campo aperto. Come tutte le coltivazioni anche questa presenta dei vantaggi e degli svantaggi. “Riflettendo – rivelano gli studenti –, abbiamo capito che questa coltivazione riduce il numero delle malattie e le problematiche legate all’utilizzo dei pesticidi e degli insetticidi. Inoltre, sono ridotti i tempi e gli spazi di coltivazione, perché le serre possono essere disposte in maniera verticale l’una sull’altra. Gli svantaggi, invece, riguardano i costi iniziali per l’installazione e la costruzione di un impianto di produzione ed i costi di manutenzione e di fornitura di energia elettrica; inoltre permane un po’ di scetticismo sulla differenza di sapore tra il prodotto della coltivazione tradizionale e quello idroponico. Facendo delle ricerche, abbiamo, però, scoperto che l’Italia, nel periodo invernale, importa il pomodoro dall’Olanda, che è tra i paesi europei che ha maggiormente investito nelle serre idroponiche”.

Si stima che nel 2050, la popolazione mondiale potrebbe raggiungere i 10 miliardi, per questo sarà necessario formare le nuove generazioni non solo nel rispetto della natura e della biodiversità, ma anche nella possibilità di affiancare alla tradizionale agricoltura, una più innovativa, con minor spreco di risorse.

 

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