Telefonino pagato dai detenuti otto volte il costo reale

Carinola/Capua. Ottocento euro per un telefono cellulare che ne costava poco più di un centinaio: fornisce la misura del business che in carcere ruota intorno alla possibilità di poter chiamare i propri cari, ma anche complici e affiliati alla criminalità organizzata, l’episodio emerso nel corso delle indagini che oggi hanno portato i carabinieri di Capua a notificare 14 misure cautelari emesse dal gip di Santa Maria Capua Vetere.

Grazie all’inchiesta gli investigatori hanno scoperto che nel carcere di Carinola i cellulari ma anche la droga venivano introdotti nell’istituto penitenziario nascondendoli tra salumi e formaggi.

I detenuti avevano a disposizione telefoni cellulari ma anche caricabatterie e naturalmente relative schede sim, con le quali potevano continuare a comunicare con l’esterno. Il tutto veniva introdotto anche attraverso i detenuti lavoratori ed un educatore.

L’episodio del cellulare da 120 euro pagato 800 è dell’ottobre 2021: quattro indagati lo avevano offerto ad un quinto, detenuto, accordandosi per 800 euro, da pagare in due rate da 400 euro con bonifico bancario. Il telefono, però, è stato scoperto dalla Polizia Penitenziaria, durante un controllo a detenuti e lavoranti, insieme con un “pizzino” su cui era stato annotato il codice iban per il versamento.

In carcere sono finiti Salvatore Riccardi, Massimo De Solda, Bruna D’Avino, Ivan Engheben, Salvatore Della Gaggia, Michele Sommelli, Simone Hezler; arresti domiciliari per Samuele Artiaco, Saad Jlili, Gennaro Solla, Salvatore Scala, Roberto Aleksic, Simone Saccettino, Vincenzo D’Avino.

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