San Felice a Cancello. Si è concluso ieri il processo durato ben oltre cinque anni per C.A.B.S, cittadino di origine tunisine ma da diversi anni integrato in Italia, al quale erano contestati i reati di cd. Codice Rosso di sequestro di persona aggravato, maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate.
Fece scalpore la notizia nell’estate 2018 di una ragazzina di 15 anni C.S., di San Felice a Cancello, che chiese l’intervento dei Carabinieri per denunciare il padre di una serie di condotte di maltrattamenti aggravati e lesioni aggiungendo successivamente di essere stata anche chiusa in casa dal padre nei giorni in cui lui era fuori per lavoro mentre la madre era tornata nel paese di origine per motivi di salute.
La ragazzina fu immediatamente collocata in una comunità di minori avendo anche riferito di aver pensato al suicidio a causa delle condotte subite dal padre dovute alle sue radici culturali islamiche.
Di lì, l’inizio di un lungo processo in cui la minore è stata sentita prima in sede di incidente probatorio e poi nuovamente nel dibattimento e nel quale la sua versione originaria -in più parti apparsa contraddittoria anche agli occhi del PM- non ha retto alle domande e alle arringhe dei difensori del padre, difeso dagli avvocati Raffaele Carfora e Michele Nuzzo
Ebbene, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere composto dai Giudici Francesco Rugarli, Giorgio Pacelli e Maria Compagnone, hanno assolto l’imputato con formula piena per i reati più gravi di sequestro di persona aggravato, maltrattamenti aggravati; assoluzione anche per l’imputazione di lesioni in quanto ritenuto fatto di lieve tenuità e comunque ricondotto nel potere di correzione e disciplina di un genitore.