CALVI RISORTA/PIEDIMONTE MATESE/CASERTA/MARCIANISE/CASAL DI PRINCIPE. E’ l’immancabile Francesco Zagaria, imprenditore di riferimento del clan, conosciuto soprattutto come “Ciccio ‘e Brezza”, la gola profonda di questa indagine che ha portato oggi i carabinieri ad arrestare tre persone.
Il costruttore ed ex titolare di caseificio, ora pentito, ha parlato dei suoi rapporti con pezzi grossi della politica e delle amministrazione. Come quando diede una tangente sia a un primo cittadino di Terra di Lavoro (ora non più in carica, ndr) che a due dirigenti di spessore.
“Oltre a questi 10mila euro consegnati al sindaco, sborsai altri altri 40mila euro per la progettazione che in realtà era venuta a costare molto di meno e che era una sorta di tangente mascherata in favore dell’ingegnere e del presidente Asi per l’appalto indetto quasi contemporaneamente da tale ente.” si lascia scappare nell’interrogatorio dell’ottobre 2019.
A quell’epoca risale anche un pranzo di lavoro dove si interfacciò con un membro della famiglia Cappello, coinvolta dall’arresto di Piero Cappello, finito ai domiciliari nel suo ruolo di dirigente dell’ufficio tecnico di Calvi Risorta.
“Un giorno un ingegnere di Marcianise mi invitò a pranzo per parlare di un affare e andammo in un ristorante di Piana di Monte Verna. A questo pranzo oltre a lui ed io, c’erano il titolare della ditta che me lo aveva presentato e lo zio dell’allora presidente del consorzio Asi di Caserta. L’ingegnere mi disse che il consorzio era in procinto di appaltare una gara per le opere di urbanizzazione da realizzare sul territorio di Marcianise e mi chiese la disponibilità per essere l’appaltatore. Lui mi rispose che ne avrebbe parlato col nipote.” riferisce Zagaria ai magistrati della Dda.
Secondo le indagini quel nipote era appunto Piero Cappello, uno degli indagati