Corte dei Conti boccia l’adesione a Agrorinasce, bufera sul Comune

CAPUA. La Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per la Campania, ha espresso parere negativo in ordine all’acquisto della partecipazione da parte del comune di Capua alla società Consortile Agrorinasce. Una bocciatura piena, avvenuta attraverso una dettagliata deliberazione che ha messo a nudo l’enorme voragine che si è aperta sotto le motivazioni insufficienti dedotte dal comune di Capua. Una censura durissima che colpisce l’intera Amministrazione capuana, convinta della giustezza della sua scelta e che aveva salutato con tripudio la delibera di adesione ad Agrorinasce, che, a questo punto, si potrebbe dire, viene restituita al mittente – procedente.

 

È il consigliere comunale di minoranza Massimo Antropoli  ad evidenziare una delle censure sollevate dalla Corte dei Conti alla in merito alla scelta di aderire ad Agrorinasce. “La deliberazione della Corte dei Conti dà una lezione a ai tanti che, con iattanza e superbia, guardavano questa minoranza consiliare con l’occhio  di grande esperti di diritto ed economia pubblica  perché certi della validità del loro sapere. Se avessero il senso della vergogna dovrebbero venire in consiglio comunale, spiegare cosa è successo e togliere al più presto il disturbo. L’operazione che il comune di Capua avrebbe voluto realizzare dell’ingresso nella società consortile Agrorinasce si ricollegava alla grave carenza di personale che non consente un ottimale gestione del patrimonio. Addirittura l’onnisciente Villani aveva affermato, riferendosi ad Agrorinasce, che si trattava di società che può supportare l’organico amministrativo in diversi settori, invitando ad essere realisti perché l’organico del comune era all’osso. Sulla base di questo assunto, il comune per ricevere supporto  avrebbe dovuto far riferimento ad una struttura dotata di un organico robusto e capace di rispondere celermente a tutte le esigenze necessarie. Invece che cosa dice la Corte dei Conti in merito?   Il consorzio Agrorinasce si avvale di 1 dipendente preposto all’ ufficio amministrativo; l’area tecnica dispone di due collaboratori, di cui non si evince il tipo di collaborazione; ancora un’area cultura e scuola che conta un collaboratore esterno, anche qui non si capisce il tipo di collaborazione  e per finire un’area contabile che dispone di un dipendente e un collaboratore esterno, anche qui senza ulteriori specificazioni. Totale due dipendenti e quattro collaboratori.  Dunque questa potentissima macchina da guerra amministrativa avrebbe dovuto aiutare il comune di Capua a gestire un patrimonio di 50 milioni di euro!?”.

 

È un fiume in piana il consigliere Antropoli che continua nell’analisi della deliberazione della Corte dei Conti.  “La Corte dei Conti ha rimarcato, attraverso il richiamo a varie sentenze, che l’Amministrazione procedente deve adempiere ad un onere motivazionale rafforzato, che consenta un penetrante controllo della sua scelta effettuata, anzitutto sul piano dell’efficienza amministrativa e del razionale impiego delle risorse pubbliche. C’è bisogno di due condizioni necessarie; la dimostrata incapacità del mercato di offrire il servizio alla medesime condizioni e la sussistenza di specifici benefici per la comunità. Le condizioni- scrive lapidariamente la Corte – non sono state dimostrate e la dichiarazione del comune circa il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi erogati, è sganciata da qualsiasi ancoraggio ad elementi concreti e valutabili, integrando la violazione dell’obbligo di motivazione analitica in ordine alla scelta di aderire alla società per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali e alla sussistenza dei presupposti per procedere all’affidamento in house”

 

Non manca una stoccata finale ai consiglieri di maggioranza.

“Occorre – ritiene sempre la Corte dei Conti – esporre le ragioni di preferenza per l’affidamento rispetto all’evidenza pubblica in punto di convenienza economica, efficienza e qualità, così dando dimostrazione della ragionevolezza economia della scelta compita. Nulla di tutto questo. Suggerisco ai colleghi consiglieri comunali di maggioranza di alzare la voce nei confronti del padrone che ritiene di avere risposta a tutto e magari se dissentono di esprimere il proprio parere negativo. Ancor più gli assessori Nocerino, Corcione e Frattasi, i consiglieri comunali De Maio, Gentili e Casuccio, che per formazione professionale ne sanno certamente più di Villani, avrebbero  dovuto far sentire la propria voce e mettere sul tavolo il loro sapere per orientare i passi di questa maggioranza nella selva oscura degli orrori amministrativi in cui stanno cadendo un giorno sì e l’altro pure.    Magari, in questo modo  riusciremo anche a sentire e a distinguere che tono ha la voce di tanti rappresentanti in consiglio comunale che non intervengono mai.  Se avessero timore di incrociare lo sguardo di Villani che li richiama al silenzio, questi consiglieri comunali possono rilasciare una dichiarazione, un’intervista, semprechè il leader maximo non abbia stabilito che solo il podestà o magari il suo scrivano fantasma possono fare interviste o addirittura pensare per la maggioranza consiliare” – conclude Antropoli

 

 

 

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