SANTA MARIA CAPUA VETERE. Circa 50 grammi di hashish sono stati trovati dalla Polizia Penitenziaria nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. La droga era custodita nel reparto Tevere e a fiutarla sono stati i cani poliziotto Tyson e A-IRON del distaccamento cinofilo di Avellino.
“La polizia penitenziaria è una forza seria è professionale dello Stato – ricorda Ciro Auricchio, segretario regionale dell’Uspp – occorre però dotarla di risorse umane, materiali e strumentali. Nonostante le carenze – conclude il sindacalista – il personale di polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere nonostante riesce comunque a mantenere l’ordine e la sicurezza interna”.
Importante operazione della Polizia Penitenziaria del carcere di Uta, a Cagliari. Come riferisce la Segreteria regionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, questa mattina un’attività investigativa condotta da coordinatore di reparto e dalla sorveglianza generale ha portato ad una perquisizione nell’area Alta Sicurezza dove si è rinvenuto un microcellulare, di cui proprietario è un noto esponente di un clan camorristico. Ma dopo quello in servizio nella struttura detentiva di Bancali a Sassari, anche il personale di Polizia Penitenziaria in servizio a Cagliari proclama lo stato di agitazione della categoria per le difficili e precarie condizioni operative e di lavoro nella Casa circondariale di Uta. Come riferisce Luca Fais, segretario del SAPPE, “siamo stati costretti a proclamare lo stato di agitazione a causa dei provvedimenti assunti dalla Direzione di Uta sulla modifica dell’orario di lavoro senza alcun tipo di informazione ai rappresentanti dei lavoratori. Da alcuni giorni, il personale di Polizia Penitenziaria viene sottoposto a costanti turni di 8 ore che si trasformano facilmente il 10/12 ore in visione delle criticità dell’istituto e delle conseguenti assenze per malattia del personale esausto da turni e servizi massacranti. Oltretutto il personale di UTA sta fronteggiando ben cinque piantonamenti, uno dei quali da circa sei mesi, che gravano notevolmente sul servizio interno e mettono a dura prova le energie psico-fisiche degli operatori”.
Fais evidenzia che “la Casa circondariale è dotata di un centro clinico che sotto tutti gli aspetti potrebbe gestire in loco il detenuto, utilizzando così un numero ridotto di unità ed utilizzando le altre unità disponibili nei vari compiti istituzionali, senza dover ricorrere così a numerosi disservizi causati nelle corsie dei reparti. Tale criticità sarebbe ulteriormente ridotta nel caso in cui fossero operative le celle presso l’ospedale cittadino di Cagliari, stanze che per contro continuare ad essere adibite a banali magazzini”. Per il SAPPE, “la Polizia Penitenziaria deve investire sulla sicurezza all’interno delle carceri in modo tale da scongiurare che i detenuti prendano il sopravvento e riescano a sovvertire il sistema istituzionale, basato comunque sul rispetto delle regole, sulla disciplina e sul trattamento rieducativo. Per questo, chiediamo una urgente convocazione dalla direzione di Uta dove affrontare le tematiche citate nonché la repentina revoca dell’ordine di servizio sulle 8 ore”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “sarebbe opportuna la convocazione da parte da vertici dell’Amministrazione Penitenziaria dei Sindacati, nella consapevolezza che servono importanti determinazioni dipartimentali e ministeriali, da Roma, per dare una prima soluzione ai problemi penitenziari della Sardegna, di Cagliari e Sassari in particolare”.