Punta fucile da caccia per scherzo ma lo colpisce davvero

Cesa. Un colpo di fucile partito accidentalmente, un giovane ferito ed un uomo, l’autore della condotta, sotto processo per lesioni colpose.

Una vicenda che poteva sfociare in una tragedia, ha avuto, per effetto della denuncia presentata dal persona offesa, uno sviluppo processuale, conclusosi con la condanna, a soli due mesi, di Tammaro Bortone, 85enne di Cesa che, nel marzo del 2020, ebbe a causare l’incidente.

Un processo, quello svoltosi dinanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di Napoli Nord, che ha riservato dei colpi di scena.

Infatti il giudice dottoressa Martina Paolino, dopo aver chiuso l’istruttoria ed aver fatto concludere le parti, aveva deciso di riaprire il processo, accogliendo una delle tesi della difesa di Bortone, vale a dire verificare se le lesioni riportate erano superiori a 40 giorni e quindi procedibili di ufficio o meno, incaricando un perito medico legale per questa verifica.

Secondo la ricostruzione del Pm, che aveva chiesto la condanna ad un anno e otto mesi di carcere, Bortone aveva puntato per scherzo il fucile da caccia verso la vittima, per spavalderia ed era partito un colpo, ferendolo alla gamba.

Da questo punto della vicenda si sono dipanate una serie di versioni contrastanti, che hanno consentito alla difesa del Bortone, sostenuta dall’avvocato Vincenzo Guida, di evidenziare le poca credibilità della persona offesa.

La vittima dell’incidente aveva, dapprima, detto di non ricordare chi lo avesse ferito.

Aveva, poi, indicato dei luoghi diversi rispetto a dove si era svolto il fatto ed anche una modalità differente, circa quanto narrato dall’imputo.

Che, durante il processo, si è difeso raccontando una versione alternativa, cioè che era presso la sua abitazione intento a pulire il fucile da caccia, regolarmente tenuto, quando la persona offesa si avvicinato troppo a lui ed era partito il colpo.

La poca credibilità di quest’ultimo, evidenziata dalla difesa dell’imputato, ha permesso al giudice di escludere le aggravanti che erano contestate.

E’ stato necessario ricorrere, pure, ad una perizia medico legale per stabilire la entità delle lesioni.

Alla fine le tesi difensive sono state parzialmente accolte, con una condanna mite inflitta dal giudice di primo grado, con l’assoluzione da un altro reato relativo alle armi.

La difesa annuncia che presenterà appello, non avendo condiviso le conclusioni del medico legale.

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