MARCIANISE. La nuova scalata dei Piccolo negli affari illeciti parte da lontano. In questo decennio i Quaqquaroni, usciti sconfitti dalla faida di inizio Millennio, hanno piano piano rubato spazi e affari ai Belforte.
Tra gli episodi sintomatici quello raccontato da Claudio Buttone, ora pentito, fratello di un esponente di primo piano dei Belforte come Bruno, che decise di non pagare più il clan del congiunto, dando la sua quota dei videopoker ai nemici di sempre.
Il verbale di interrogatorio è presente nell’ultima maxi ordinanza sullo spaccio di droga targato Belforte. Ecco le parole di Claudio Buttone: “Nel 2010 quando Gennaro Buonanno fu scarcerato dagli arresti domiciliari venne a casa a Marcianise. Mi convocò presso la sua abitazione e mi disse che aveva problemi economici e che per tanto o io avrei lasciato una fetta di mercato ad una ditta di distribuzione di videopoker che faceva capo a lui o gli avrei versato 500 euro al mese. In un primo momento volevo rifiutare ma poi acconsentii a versagli la somma di 500 euro mensili che consegnavo al figlio Giovanni
I 500 euro li prendevo dai soldi che ricevevo da Russo per l’attività di distribuzione dei videopoker e dall’usura. Dopo la scarcerazione di Pasquale Piccolo Rockfeller, Russo ricevette nuovamente la richiesta estorsiva da Andrea Letizia e in quell’occasione fece riferimento anche a una ditta di Capodrise. Russo rispose che lui non aveva potere decisionale e che dovevano rivolgersi a me.”
“Qualche giorno dopo incontrai Pasquale Piccolo che mi ribadì la richiesta estorsiva citando la ditta che pagava 3200 euro, metà a lui e metà ad Andrea Letizia. Io risposi che potevo dare loro la somma di 500 euro che in precedenza davo a Buonanno e loro accettarono. Ero più contento di pagare l’estorsione al clan rivale che ad un amico di mio fratello. In questo modo Pasquale Piccolo non poteva sospettare di me, ma in cuor mio avrei voluto sempre ucciderlo perchè è indicato come uno dei responsabili della morte di mio fratello Giuseppe.”