Perito ispeziona la strada della morte: “Dopo tragedie nulla è cambiato”

AGRO AVERSANO. SP 131 di Caserta a Villa Literno: quindici anni dopo la morte di Luigi Ciaramella, un perito tecnico delle associazioni ha ispezionato la strada rilevando diverse irregolarità. Pallotti, Ciaramella e Ronzullo: «Bisogna intervenire subito». Il testo della perizia

«Dopo quindici anni la strada dove è morto nostro figlio è ancora pericolosa». Così Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv e Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv. Ronzullo e Ciaramella sono i genitori di Luigi Ciaramella, il 19enne che ha perso la vita il 31 luglio del 2008 mentre in macchina percorreva la strada Trentola-Ischitella, in località Madonna del Pantano, in provincia di Caserta. Insieme ad Alberto Pallotti, presidente delle ultime due associazioni, hanno chiesto a un tecnico di ispezionare quella strada maledetta.

«Il 21 aprile io e mia moglie ci siamo recati sul posto dove è avvenuta la tragedia», spiega Biagio Ciaramella, «non ci andiamo quasi mai, perché ogni volta per noi è un rinnovare il nostro dolore. Con nostro rammarico abbiamo notato che mancano ancora le basi per garantire la sicurezza stradale. Eppure, proprio un mese fa la Provincia aveva inviato a tutti i Comuni del Casertano e alle forze dell’ordine una circolare nella quale si invitava a tenere pulite le strade, ripulirle da erbacce e rami che potrebbero creare problemi di visibilità ai conducenti e metterli a rischio di incidenti. Nella circolare si ricordavano ai proprietari dei terreni i loro doveri e responsabilità. Tuttavia, quella circolare è rimasta solo su carta. Non è stato fatto niente per garantire la sicurezza stradale».

Da qui la decisione delle tre associazioni di inviare l’architetto Giuseppe Di Giampietro, consulente tecnico dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, a valutare la sicurezza di quella strada, la SP 131 di Caserta a Villa Literno.

«Presto inizierà la stagione balneare», spiegano Pallotti, Ciaramella e Ronzullo, «quella strada sarà affollata da veicoli diretti verso il mare. Bisogna evitare che si verifichino altri incidenti, qualcuno potrebbe morire. Il nostro perito ha messo nero su bianco tutte le carenze che mettono a rischio la sicurezza stradale. Abbiamo deciso di renderle pubbliche, perché chi di dovere intervenga. Nei prossimi giorni organizzeremo una diretta su Facebook, Youtube e Linkedin, dove inviteremo il nostro tecnico a spiegare i risultati della sua perizia. Non ci fermeremo finché quella strada non verrà messa in sicurezza. Ma deve avvenire prima dell’estate».

La strada in questione, come detto, è la SP 131 di Caserta a Villa Literno, poco più di 8 km di lunghezza, che attraversa una ricca zona rurale a monocolture intensive e serre. Il perito ha notato la limitatezza o assenza di banchine laterali, presenza di ostacoli alla visibilità e, soprattutto, un palo della linea elettrica di oltre 10 metri di altezza, situato a poco più di un metro dal bordo strada, all’interno del fosso laterale, non protetto da dispositivi di ritenuta. Questo palo sta lì da oltre quindici anni. Ecco, di seguito, le conclusioni del perito.

SP 131 di Caserta a Villa Literno. Una strada tragicamente pericolosa.

(di Giuseppe Di Giampietro, arch, phd, consulente tecnico di AIFVS OdV –

  1. (Il caso) Sono passati quasi 15 anni dal grave incidente stradale in cui un giovane Luigi Ciaramella 31/07/2008, perse la vita contro un palo Enel a bordo strada sulla SP 131 di Caserta in comune di Villa Literno. Dopo numerose perizie, denunce, inchieste e atti giudiziari che hanno ricostruito le condizioni ambientali lungo la strada, che sono stati concausa del tragico esito di quell’incidente, descrivendo la strada come una strada pericolosa, poco o nulla è stato fatto per eliminare i fattori di rischio è la pericolosità della strada.

  1. (La strada) La strada, di poco più di 8 km di lunghezza, tra Ischitella e la litoranea Domiziana, di tipo C, extraurbana secondaria, a carreggiata unica e doppio senso di marcia, con corsie di 3,5 m, diritta e con poche intersezioni distanziate, attraversa una ricca zona rurale a monocolture intensive e serre.

  1. (I fattori di rischio) Tra i fattori di rischio che hanno inciso sull’esito drammatico dell’incidente sono stati riconosciuti i seguenti:
  2. a) limitatezza o assenza di banchine laterali, con presenza di vegetazione fino a bordo strada e fossi colatori laterali, uno in particolare ampio e profondo, su cui il giovane ha perso il controllo del veicolo, andandosi a schiantare contro il grande palo Enel a bordo strada;
  3. b) presenza di numerose immissioni abusive alle proprietà agricole adiacenti alla strada, prive di aree di manovra davanti al cancello di accesso dalla strada, con scarsa visibilità laterale a causa della vegetazione;
  4. c) presenza di un palo della linea elettrica di oltre 10 m di altezza, a poco più di 1 m dal bordo strada, all’interno del fosso laterale, non protetto da dispositivi di ritenuta.
  5. d) intersezioni con strade extraurbane distanziate, poco visibili, governate a Stop rispetto alla SP 131. (Quella prossima al luogo dell’incidente, recentemente è stata pericolosamente trasformata in mini rotatoria con precedenza all’anello, con difetti di leggibilità, visibilità, mancanza di deflessione, forzatamente compensati con illuminazione e luci lampeggianti di segnalazione);
  6. e) caratteristiche geometriche della strada che inducono velocità effettive tra i 70 e i 100 kmh, assai pericolose in relazione alla visibilità e non transitabilità delle fasce laterali, alla mancanza di separazione delle corsie per lungi rettifili, alle intersezioni a precedenza con strade rurali distanziate senza moderazione delle velocità e deflessioni delle traiettorie. Il controllo delle velocità è affidato a segnali di limite di velocità 50 kmh, incoerenti con le caratteristiche geometriche della strada e le velocità effettive del traffico. In caso di incidente sarà facile attribuire la responsabilità al comportamento del guidatore. Ma è la strada che non è “self explaining, self enforcing”, ossia auto-esplicante nel comportamento da tenere, e attiva nella correzione dei comportamenti scorretti.

  1. (Cosa si è fatto) Dopo il grave incidente mortale del 2008, un controllo sulle proprietà laterali alla strada ha portato, positivamente, alla chiusura di molti accessi rurali insicuri, serviti ora da strade interpoderali parallele, afferenti a traverse su strade locali. Si sono imposte, invece, idonee aree di manovra, corsie di canalizzazione, ampia visibilità e distanziamento ai pochi accessi consentiti.

Diversamente, la scelta adottata alla intersezione tra SP 131 ed SP 34, di sostituire il segnale di Stop sulle strade secondarie con una mini rotatoria con precedenza all’anello è soluzione ancora inadeguata e pericolosa, stante la tipologia a mini rotatoria, da escludere per le strade extraurbane, con immissioni prive di deflessione, di isole di canalizzazione, di leggibilità dell’intersezione, priva dei necessari triangoli di visibilità dei bracci, richiesti dalla gestione a dare precedenza (cateti di almeno 20 m) e dalla visibilità degli stessi segnali di precedenza, coperti dalla vegetazione laterale. La segnaletica luminosa presente dovrebbe essere integrativa, non sostitutiva dei criteri di sicurezza dell’intersezione.

(Cosa non si è fatto) Inspiegabilmente, è rimasto un fatale ostacolo a bordo carreggiata il grosso palo Enel, non protetto da idonei dispositivi i ritenuta. Oggi tale palo non si potrebbe edificare così adiacente alla strada. Si pensi che il Regolamento del C.d.S. impone all’Art. 26, una distanza per gli alberi pari all’altezza massima raggiungibile dall’albero, con un minimo di 6 m. Pali e dispositivi utilitari non sono equivalenti alla segnaletica verticale ma piuttosto analoghi agli alberi. Ma è ovvio che quelli esistenti, a maggior ragione quelli protagonisti di eventi fatali, dovrebbero essere protetti da idonei dispositivi di ritenuta e guard-rail ad assorbimento di energia. Né si può pensare che una cosiddetta “gestione attiva del traffico”, con limite di velocità affidato solo ai segnali, sarebbe in grado, da sola, di evitare eventi drammatici e fatali come quelli già avvenuti in passato. E non si può rimanere indifferenti o ignavi di fonte alle vittime della strada.

  1. (Cosa rimane da fare) Oltre all’obbligo di proteggere il pericoloso palo e altri ostacoli a bordo strada, e alla necessità di adeguamento della sicurezza dell’intersezione, occorrerebbe un piano di sicurezza delle strade extraurbane (per le strade provinciali) ed un progetto per la messa in sicurezza della strada esistente, basato su criteri di moderazione del traffico, protezione degli utenti deboli della strada (pedoni, ciclisti, veicoli lenti), protezione attiva e passiva della strada da incidenti, perdita di controllo del veicolo e comportamenti pericolosi di guida. Tra i più efficaci ci sono la creazione di banchine transitabili e fasce laterali per la fermata di emergenza (copertura dei fossi), isole di canalizzazione e spartitraffico alle intersezioni. Tra i più efficienti ed economici ci sono le bande di avvertimento ad effetto vibratorio sui bordi laterali ed in centro carreggiata (rumble strips). Al miglioramento della visibilità laterale e della segnaletica, vanno affiancati interventi di segnaletica percettiva, con opportuni “visual”, pavimentazioni differenziate, dispositivi retroriflettenti, arredi e verde, che aiutino a percepire il contesto ambientale ed i comportamenti richiesti nei diversi tratti della strada.
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