Casal di Principe. Colpo di scena nella prima udienza del processo nato dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti della Rete Ferroviaria; altri nove imputati – 68 in totale – hanno scelto il rito abbreviato.
Cambia il collegio (da prima a seconda sezione penale) dopo la dichiarazione di incompetenza dei giudici. La prima udienza è stata rinviata, dunque, tra un mese.
I reati contestati a vario titolo sono l’associazione camorristica, la corruzione, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, la rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini.
Figura di spicco dell’inchiesta è Nicola Schiavone, ritenuto amico e prestanome di lungo corso del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, di cui ha battezzato il primogenito; per l’accusa Nicola Schiavone sarebbe riuscito ad entrare in contatto con i vertici di Rfi avvalendosi della sua figura di consulente delle ditte e soprattutto il patto stretto con il capoclan dei Casalesi.
“Ha usato il lievito madre” di Sandokan, per dirla con le parole della moglie del boss Giuseppina Nappa. E gli affari sono cresciuti al punto che gli Schiavone sarebbero stati di casa nel palazzo di Rfi a Roma dove avrebbero ottenuto commesse in cambio di mazzette e regali, come la vacanza di lusso in costiera offerta all’ex dirigente Rfi.