Ferrovie e clan, colpo di scena alla prima udienza del processo per 59

Casal di Principe. Colpo di scena nella prima udienza del processo nato dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti della Rete Ferroviaria; altri nove imputati – 68 in totale – hanno scelto il rito abbreviato.

Cambia il collegio (da prima a seconda sezione penale) dopo la dichiarazione di incompetenza dei giudici. La prima udienza è stata rinviata, dunque, tra un mese.

I reati contestati a vario titolo sono l’associazione camorristica, la corruzione, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, la rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini.

Figura di spicco dell’inchiesta è Nicola Schiavone, ritenuto amico e prestanome di lungo corso del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, di cui ha battezzato il primogenito; per l’accusa Nicola Schiavone sarebbe riuscito ad entrare in contatto con i vertici di Rfi avvalendosi della sua figura di consulente delle ditte e soprattutto il patto stretto con il capoclan dei Casalesi.

“Ha usato il lievito madre” di Sandokan, per dirla con le parole della moglie del boss Giuseppina Nappa. E gli affari sono cresciuti al punto che gli Schiavone sarebbero stati di casa nel palazzo di Rfi a Roma dove avrebbero ottenuto commesse in cambio di mazzette e regali, come la vacanza di lusso in costiera offerta all’ex dirigente Rfi.

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