Corruzione elettorale e clan, parla la difesa del sindaco. L’ultimo atto prima del verdetto

 

Maddaloni. Sono cominciate oggi le arringhe difensive del processo su voto di scambio e clan relativo alle elezioni amministrative del 2018 di Maddaloni che videro l’affermazione di Andrea De Filippo. Proprio il difensore dell’attuale primo cittadino, che risulta tra gli imputati, ha preso la parola per perorare la causa del politico, insieme a due dei fratelli Esposito.

Nei confronti di De Filippo il pm ha invocato un anno di reclusione, ma col beneficio della sospensione della pena. Stessa condanna chiesta anche per Nunzia Di Donato e Enrico Pisani. La condanna più alta è stata chiesta per Teresa Esposito, sorella del ras Antonio detto “O’ Sapunaro” e candidata nella lista OrientiAmo Maddaloni che appoggiava l’attuale primo cittadino De Filippo. Per l’ex consigliera sono stati invocati 5 anni e mezzo di reclusione, mentre per i fratelli Eduardo e Giovanni sono stati chiesti rispettivamente 4 e 3 anni di reclusione. Tre anni e mezzo, infine, la richiesta per la madre Carmela Di Caprio. L’inchiesta riguarda l’ipotesi di reato di corruzione elettorale con l’aggravante del metodo mafioso.

Il tariffario dei voti

Lo scenario è quello delle elezioni amministrative del giugno 2018 quando Teresa Esposito è stata candidata risultando seconda con una lista civica. Malgrado i 297 voti presi non venne eletta. Secondo la ricostruzione della Procura i voti per le amministrative venivano venduti a cifre tra 10 e 30 euro. Dalle indagini della Polizia di Stato, che hanno consentito di scoprire il voto inquinato dalla camorra nel comune casertano, sono emersi diversi episodi che descrivono il mercimonio delle preferenze.

Le intercettazioni

In una intercettazione Teresa Esposito chiede il voto anche alla famiglia di un uomo che, come lei e’ candidato, ma in un’altra lista. I familiari accettano di votarla ma dividendo le preferenze tra il loro parente e Teresa Esposito. Teresa, pero’, a differenza dello zio, paga per ogni voto. Proprio per questo motivo tra i componenti la famigliola scoppia un litigio per accaparrarsi il voto alla sorella di Antonio Esposito, per intascare i 30 euro. Per mettere pace e non scontentare nessuno – emerge dall’intercettazione – viene proposto di suddividere il denaro del voto a Teresa, alcune decine di euro, tra chi avrebbe votato la sorella del boss e chi invece doveva concedere la preferenza allo zio, senza prendere un euro.

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