Prodotti venduti come locali e biologici erano trattati e californiani. I nomi degli imprenditori indagati

VILLA DI BRIANO/SESSA AURUNCA. Li vendevano come locali e biologici ed invece arrivavano dalla California. E’ questo quanto scoperto nell’ambito dell’inchiesta sulla frode milionaria scoperta dalla Guardia di Finanza di Caserta e dagli ispettori dell’Unità Investigativa Centrale ICQRF del Ministero dell’Agricoltura (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari).

Sette le persone indagate – otto invece le aziende – per associazione a delinquere finalizzata al falso ideologico e alla frode aggravata in commercio nell’ambito di un’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha chiesto e ottenuto dal Gip l’emissione per i soggetti coinvolti delle misure cautelari dell’interdizione per dodici mesi dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e del divieto di dimora nel Casertano.

Gli indagati

Tra gli indagati, come spiegato in una nota della Procura guidata da Carmine Renzulli, cinque imprenditori titolari “di importanti aziende operanti nel commercio di prodotti da agricoltura biologica”. La misura del divieto di attività imprenditoriale e di dimora in provincia di Caserta è scattato per i fratelli Claudio, Salvatore, Michele e Vincenzo Cantile, originari di Villa di Briano. Le loro aziende hanno sede a Pietramelara e Sessa Aurunca. Coinvolti anche un imprenditore catanese titolare di un’azienda di import-export di mandorle e frutta secca e di un terzo operante nella provincia di Cuneo, titolare anch’egli di azienda che commerciano frutta secca e conserve di pomodoro.

Per gli inquirenti, gli indagati avrebbero commercializzato per anni, tra il 2016 e il 2022, ingenti quantità prodotti falsamente dichiarati come biologici, che non erano tali perché provenivano dall’estero, come le mandorle che erano importate dalla California, sfruttando una rete di imprese compiacenti attive in Puglia, Calabria e Lazio.

FederBio vuole tolleranza zero

Tolleranza zero per chi froda nel biologico. A chiederlo è Fedebio a proposito della della frode milionaria scoperta nel casertano per la commercializzazione di prodotti come mandorle e pomodori dichiarati falsamente come bio da parte di otto aziende. Da anni la Federazione è parte attiva nel segnalare alle Autorità competenti situazioni a rischio frode, in particolare in alcuni comparti e territori critici come quelli che sono stati oggetto delle indagini da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere. La Federazione propone, inoltre, soluzioni concrete per migliorare il sistema dei controlli che integrano le moderne tecnologie digitali per garantire un monitoraggio, preciso e in tempo reale, delle tecniche di produzione e una vera tracciabilità anche nel caso di filiere complesse.

“In questa delicata situazione congiunturale, in cui anche il mercato dei prodotti biologici risente delle difficoltà delle famiglie italiane – sottolinea il segretario generale di FederBio, Paolo Carnemolla -. è ancora più importante garantire la massima trasparenza e rassicurare i consumatori sul rigore con cui vengono scoperti e perseguiti coloro che frodano. Episodi come questi nel casertano costituiscono un grave danno di concorrenza sleale per tutti i produttori onesti, pregiudicando anche i cittadini che scelgono un’alimentazione sostenibile a base di prodotti bio”.

Il segretario ricorda di aver sollecitato recentemente il governo per dare attuazione alla delega sulla riforma del sistema di certificazione dei prodotti biologici e questa indagine dimostra come non ci sia più tempo da perdere.

 

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