Spaccio, il verdetto sul processo della gang dei ‘Casari’

San Felice a Cancello/Arienzo/Airola. Si è tenuta oggi a Napoli  l’udienza preliminare per la gang dello spaccio dei ‘talanicari’, il gruppo che fa a capo al mastro casaro Cesare Martone.

Le accuse sono 74 e 73 DPR 309/90, quindi associazione per traffico di sostanze stupefacenti.

Il giudice ha rinviato tutti a giudizio, il 24 marzo, e i soggetti hanno scelto il rito abbreviato. In quella sede ci sarà la discussione degli avvocati e poi uscirà la sentenza.

Tutti tranne Andrea Martone, il 22enne di Talanico, dipendente del Caseificio del mastro Casaro.

La posizione di questo ragazzo del vico Petraio è stata stralciata, non doveva essere processato, e quindi per lui, difeso dall’avvocato Giuseppina Di Nuzzo, la vicenda si chiude qui.

Nel collegio difensivo oltre alla Di Nuzzo anche Clemente Crici, Orlando Sgambati, Davide Pascarella, Giuseppe Dessì e Mauro Iodice.

Tutti i coinvolti

solo i suddetti sono ai domiciliari, mentre a piede libero sono:

Di fatto era la terza organizzazione della zona, dopo quella dei Sazioni, guidati da Alessio Biondillo e dei Cervinari con Antonio e Filippo Piscitelli. Chiaramente si occupavano prevalentemente della zona della bassa valle Caudina a San Felice e zone limitrofe stavano già questi…

Ecco cosa scrivono gli inquirenti sul sodalizio del mastro casaro Martone.

Risulta evidente l’esistenza di una struttura organizzata, operativa in Campania nelle province di Caserta Benevento ed Avellino e principalmente nella zona della Valle Caudina, facente capo a Cesare Martone, che ha visto tra i suoi accoliti diversi componenti del suo nucleo familiare (per i quali il gip ha rigettato la misura cautelare), oltre ad altri fidati sodali tra cui Angelo Biagio Carfora e Michele Gilles Papa per i quali la misura è stata accolta.

Si tratta di un’organizzazione che è risultata dedita stabilmente ed attraverso un consolidato modus operandi, al traffico di sostanze stupefacenti.

In particolare, la lettura incrociata di quanto, di volta in volta, è emerso dalle fonti di prova tecnica, dalle dichiarazioni degli abituali acquirenti, e dalle parallele attività investigative, ha consentito di delineare l’esistenza di una struttura che per quanto rudimentale, era organizzata in modo da garantire la soddisfazione delle continue richieste dei singoli assuntori di sostanza stupefacente

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