Scommesse e droga nel giro del figlio del boss, parlano le vittime

CASAL DI PRINCIPE. Accuse confermate in aula nell’ultima udienza nel processo per dodici persone che vede coinvolto anche Ivanhoe Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone “Sandokan”. Dopo l’analisi delle intercettazioni c’è stato l’esame delle vittime che hanno quasi tutte confermato le accuse mosse dalla Direzione Distrettuale Anfimafia e che hanno portato alla conclusione dell’indagine e poi al processo.

L’indagine

Il figlio di Sandokan è finito nei guai per quella la titolarità di quella sala scommesse sita a Trentola Ducenta, ma secondo il pentito chiave dell’ultima inchiesta sui Casalesi le “bollette” non erano l’unica cosa che circolava all’interno di quell’attività.

Salvatore Orabona ha rivelato infatti che il centro scommesse a Trentola era gestito da Oreste Diana ma lo spaccio avveniva per conto di Ivanhoe Schiavone. Lo stesso Orabona ha riferito di aver schiaffeggiato, proprio per questioni legate alla vendita di stupefacenti, un certo Apollo: “Gli ho dato due schiaffi perchè doveva spacciare per conto nostro”. Dopo quell’episodio lo stesso Orabona venne convocato nella sala scommesse.

Mi sono recato sul posto insieme a Giuseppe Cantone e all’ingresso ho visto Oreste insieme a Ivanhoe. Appena ci siamo avvicinati, Ivanhoe Schiavone mi ha riferito testualmente che era cosa sua”. Un chiaro ammonimento a Orabona a non varcare determinati limiti soprattutto per quanto riguarda quel business.

Bollette e droga

Orabona ha poi spiegato ai magistrati della Dda come anche altri affiliati gli avevano spiegato che in quel centro scommesse Ivanhoe dirigeva una piazza di spaccio che cedeva di marijuana, hashish e cocaina. L’indagine che riguarda il figlio di Sandokan è stata riunita con quella di altre 11 persone indagate, tra le quali lo stesso Orabona.

 

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