Ferrovie e clan, svolta per due imprenditori

CASAL DI PRINCIPE/ORTA DI ATELLA. Svolta per due imprenditori nell’inchiesta su clan e ferrovie.  La Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso febbraio nei confronti di Luigi Belardo, 49 anni di Orta di Atella e Francesco Salzillo, 46 anni di Casal di Principe.

A maggio il Riesame aveva confermato i domiciliari, ma la Cassazione ha annullato il provvedimento e inviato gli atti al tribunale della Libertà per un altro verdetto. Discorso diverso per altri indagati che beneficiarono della prima tranche di annullamento: il Riesame, infatti, il 24 maggio scorso aveva parzialmente annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa il precedente 3 maggio dal giudice per le indagini preliminari di Napoli Giovanna Cervo nei confronti di Schiavone e altre 34 persone, delle quali 17 finite in carcere – tra queste appunto il 68enne Schiavone, il fratello Vincenzo, il boss dei Casalesi Dante Apicella e quattro ex funzionari di Rfi – altre 17 ai domiciliari e una all’obbligo di presentazione.

Il colpo di spugna

Il  Riesame annullò una buona parte delle ordinanze emesse, scarcerando venti giorni dopo gli arresti Vincenzo Schiavone e una decina di indagati. La Procura (sostituti Antonello Ardituro e Graziella Arlomede) ha fatto ricorso, per quanto riguarda Nicola Schiavone, in particolare contro l’esclusione dell’ipotesi associativa, ma la Cassazione lo ha respinto, annullando invece con rinvio ad un’altra sezione del Riesame la parte dell’ordinanza cautelare relativa agli altri due reati. Nel giugno scorso il Riesame annullò anche il sequestro dei beni per un valore totale di quasi cinquanta milioni di euro disposto dal Gip a carico di Schiavone e dei suoi presunti prestanome. Schiavone, storico socio e prestanome del capoclan dei Casalesi noto come “Sandokan”, di cui ha tenuto a battesimo il figlio primogenito, è ritenuto la figura centrale dell’indagine sugli appalti ad Rfi.

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